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Montolivo si sfoga: “Io, condannato a smettere. Dopo sette anni, isolato, privato della fascia e scavalcato dai primavera”

Rassegna Stampa

Montolivo si sfoga: “Io, condannato a smettere. Dopo sette anni, isolato, privato della fascia e scavalcato dai primavera”

Redazione

13 Novembre · 08:33

Aggiornamento: 13 Novembre 2019 · 18:02

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Questa mattina il “Corriere dello Sport” apre con una lunga intervista a Riccardo Montolivo: “Condannato a smettere”. L’ex capitano del Milan racconta per la prima volta tutti i retroscena della sua lunga esclusione:

“Io, dopo sette anni, isolato, privato della fascia e scavalcato dai primavera. Per amore del club non ho mai parlato. Ho deciso di lasciare un mondo che non mi piace più” Riccardo Montolivo ha superato l’amarezza, gli resta solo il desiderio di sapere. Sapere perché è stato condannato a smettere a 34 anni. “Ho giocato l’ultima volta a maggio 2018, all’Atleti Azzurri d’Italia, lo stesso stadio in cui avevo esordito sedici anni prima. Due, sette, sette. Due stagioni nell’Atalanta, sette nella Fiorentina e sette nel Milan, anche se l’ultimo anno e mezzo è stato un calvario: messo ai margini. Non ho mai fatto casino perché l’educazione e il rispetto sono i valori con i quali sono cresciuto, ho una solida disposizione morale alla tolleranza, anche se qualcuno con me ha davvero esagerato».

Ha la puntigliosità di chi vuol capire per far capire. «Non ho rilasciato interviste, non ho cercato sponde facili perché per me doveva sempre prevalere il Milan. Sono fatto così, se avessi fatto la guerra avrei probabilmente ottenuto qualcosa, ma non mi sarei potuto più guardare allo specchio… Ho vissuto un’esperienza surreale».

Racconta.
«Alla fine di una stagione nella quale da gennaio avevo praticamente smesso di giocare non per mia volontà né per problemi fisici, l’allenatore mi dice che farò parte del gruppo pur perdendo la centralità. Accetto di rimettermi in gioco, sono all’ultimo anno di contratto. Poco prima della partenza per la tournée negli Stati Uniti, però, ricevo un sms dal team manager, l’ex arbitro Romeo: “Tu non vieni”. Motivazioni e spiegazioni, zero. Elliott subentra al cinese, a fi ne luglio Leonardo e Maldini prendono il posto di Mirabelli ereditando anche la mia situazione. Leonardo in qualche modo mi rassicura e da quel momento smetto di essere considerato a disposizione. Mi fanno allenare da solo, da solo o insieme a Halilovic. Giusto al torello partecipo. Nelle partitelle tra la prima squadra e le riserve o la Primavera gioco sempre con le seconde e vengo impiegato in tutti i ruoli tranne nel mio. Specifico che i test di luglio del Milan Lab avevano confermato che stavo benissimo, i migliori riscontri fisici di sempre».

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