Orlandini ha poi aggiunto nella sua lunga intervista altri retroscena:
Lei ha fatto il dirigente al Toro, alla Juventus ma prima 10 anni alla Fiorentina.
«A Firenze un giorno mi mandarono a vedere Dunga (già preso) e in quella gara, al Maracanà, un ragazzotto fece un gol strepitoso. Tornai: avevo l’ok dell’agente, era tutto a posto ma l’allora presidente Baretti mi disse che non c’erano soldi. Bisognava spendere 800mila dollari, metà Anni Ottanta. Lui era Romario. Che presa sarebbe stata…».
E che “presa” dovrebbe fare la Viola? «Prenderei subito il bomber dello Spezia: Nzola. Questa Fiorentina mi piacicchia. La Fiorentina deve stare fra le prime quattro».
E non c’è perché?
«Non ne faccio una colpa a Commisso: per me lui è un buon presidente. Ma credo che in società non ci sia gente di calcio. Un giorno, quando si liberò, dissi a Joe Barone di prendere Sartori che usciva dall’Atalanta».
Le “piacicchia”, la Viola, ma è su tre fronti. «La cosa più bella di questa squadra è che vedo i giocatori che danno tutto. Tranne Jovic: non corre. I giocatori bisogna andarli a vedere sul posto. Anni fa mi accorsi subito, andando a Cagliari, di un certo Barella…».
Jovic non è nelle sue grazie.
«E Cabral, così così. Il centravanti in ogni squadra è il perno di tutto per arrivare fra le prime 4: prendi quello buono e poi vai al resto, e il resto nella Fiorentina c’è abbastanza».
Domani sarà Conference, a Poznan.
«La si può anche vincere ma è come la Mitropa di una volta. Se dovessi scegliere, beh, vorrei la Coppa Italia. Italiano? Non è ancora una grande allenatore».
Chi non venderebbe mai in questa Viola? «Amrabat. Sempre che non arrivino trenta milioni, perché sennò è dura resistere».
E della sua Fiorentina che arrivò seconda chi metterebbe nella Viola di oggi?
«Ciccio. Ciccio Graziani. Zero dubbi su questo. Come sul suo gol buono a Cagliari». Lo scrive La Gazzetta dello Sport.
Italiano come Guardiola, adesso arriva l’invenzione del difensore regista: prima Igor, poi Quarta