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Castrovilli, un “10” perfetto. Chiesa? Il patrimonio dei viola. Ribery? Standing ovation di San Siro
Rassegna Stampa

Castrovilli, un “10” perfetto. Chiesa? Il patrimonio dei viola. Ribery? Standing ovation di San Siro

Redazione

27 Settembre · 09:24

Aggiornamento: 27 Settembre 2020 · 09:24

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Ci sono teatri dove solo i grandi riescono ad esprimersi in tutto il loro talento. Gente con le spalle larghe, e dal talento raro. Peccato che, da soli, non bastino. Non sempre, almeno. Perché alla fine, perché un concerto riesca, serve il contributo di tutta l’orchestra. Certo, fosse stato (solo) per i tre tenori, sarebbe stato un tripudio. Prendete Castrovilli. Uno che alla Scala del Calcio ha segnato il suo primo gol in Serie A, e che ieri sera ha deciso di concedere il bis. Allora fu il Milan. Stavolta, l’Inter. Dategli San Siro, e Gaetano lo illuminerà. Un gol splendido, il suo. In un’azione, il manifesto del suo calcio. Lancio di 30 metri con l’esterno (roba che solo i grandissimi), volata di 50 metri (avete presente quei centrocampisti che oggi chiamano «box to box»?) e tocco dolce.

E pensare che fino a quel momento la prova del 10 era stata tutt’altro che esaltante. Anzi. Esattamente come una settimana fa. Anche col Torino infatti, Castrovilli era rimasto a lungo nell’ombra. Poi, il guizzo, che unito a quello di ieri lo porta a quota due in due partite. «Per fare un altro salto di qualità deve segnare 8-10 reti a campionato», aveva detto Beppe Iachini all’alba di questa stagione. Gaetano l’ha ascoltato, e ha obbedito. Lo scolaro perfetto. Tanto che la stessa Inter, punita ieri, ha provato a lungo a strapparlo ai viola. La risposta però, è stata sempre la stessa. «Non se ne parla nemmeno». Del resto, consegnandoli la maglia numero 10, la società ha mandato un segnale chiaro. Il gioiello pugliese è il presente e il futuro della Fiorentina.

Un po’ quello che avrebbe dovuto essere Federico Chiesa, la storia, potrebbe essere diversa. Eppure, fino ad offerta contraria, Fede resta un patrimonio di questa squadra. E ieri sera ha dato l’ennesima dimostrazione della sua forza. Costretto ad un lavoro difensivo massacrante, il figlio di Enrico non ha fatto una piega. Ha portato la croce e, al momento giusto, ha cantato. Scatto, tocco sotto, e gol del 2-3. Commisso, in tribuna, gode. E bacia la mano di sua moglie. Gioia, ed eleganza. Sarà anche vero che in quella posizione Fede si sente sacrificato (e lui stesso, nei colloqui col mister) non l’ha mai nascosto, ma quel che conta, come sempre, è il campo.

È lì, che bisogna parlare, e Federico lo sta facendo alla grande. «Ho dovuto frenarlo per quanto andava forte», ha detto Iachini alla vigilia. Evidentemente, c’aveva visto giusto. E pazienza se pure lui, così come Castrovilli, sia ieri che col Toro è rimasto spesso nascosto. I grandi fanno così. Quando serve, appaiono. Chissà. Magari avranno imparato da Ribery. Il fratello maggiore di questo trio da sballo. Contro il Toro, una settimana fa, era stato forse il peggiore in campo. Ieri, idem, con l’aggravante del pallone perso che ha portato al momentaneo pareggio di Lautaro. Sembrava un’altra serataccia. E invece no. Nel secondo tempo FR7 ha deciso che era venuto il momento di fare sul serio, e ha abbagliato San Siro. Due assist al bacio, uno per Castrovilli e uno per Chiesa, e tanti saluti alle difficoltà. Un anno fa, la Milano rossonera, si alzò in piedi per applaudirlo. Ieri, è successo di nuovo. Perché in certi teatri, si apprezza la classe. A prescindere. Castrovilli, Chiesa, Ribery. Tre tenori (viola) alla Scala del calcio. Una sinfonia perfetta. Fino a quegli ultimi, maledetti minuti. Resta la loro esibizione. Esaltante, ma inutile. Lo riporta il Corriere Fiorentino.

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