Come scrive La Stampa, la situazione potrebbe essere letta sostanzialmente così: sulla possibilità di utilizzare i fondi del Pnrr per finanziare la ristrutturazione dello stadio di Firenze ci sono ancora alcuni (piccoli) spiragli dalla Var, mentre per quanto riguarda quello di Venezia il fuorigioco è talmente evidente che nemmeno il supplemento d’indagine alla moviola potrà farlo rientrare tra i progetti finanziabili con i fondi europei. Questa sembra essere la linea prevalente a Bruxelles, dove comunque restano forti dubbi anche sul progetto relativo all’Artemio Franchi. In sintesi: per Venezia è no, per Firenze è più no che sì.
Ma non è ancora detta l’ultima parola. C’è invece un po’ più di ottimismo sulla possibilità di trovare una soluzione con Roma sugli altri due nodi che avevano bloccato l’erogazione della terza rata: il provvedimento sulle concessioni portuali (adottato a dicembre dall’attuale governo) e alcuni interventi sulle reti di riscaldamento (in particolar modo quelli che prevedono l’uso di gas). Nel caso in cui il governo non riuscisse a convincere la Commissione europea sugli stadi, entro fine mese bisognerà stralciare i progetti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Questo permetterà di sbloccare il resto della rata (che in totale vale 19 miliardi di euro), ma imporrà all’esecutivo e alle amministrazioni locali coinvolte di trovare altre fonti di finanziamento per portare avanti i progetti bocciati. La quota del Pnrr destinata allo stadio di Firenze vale 55 milioni di euro (su un costo totale di circa 200), mentre quella per Venezia 93,5 milioni (su oltre 300). Teoricamente l’Italia non perderà in automatico quei soldi, ma per salvarli bisognerà trovare progetti alternativi validi in tempi strettissimi. Per quanto riguarda il “Bosco dello sport” di Vene[1]zia che dovrebbe sorgere nella frazione di Tessera – e che prevede la creazione di una cittadella dello sport con uno stadio da 16 mila posti e un palazzetto da 10 mila – gli ostacoli principali sono due. Da un lato c’è il fatto che la zona sulla quale sorgerà l’opera non viene considerata come “area urbana degradata” da rigenerare.
Non perché manchino le condizioni di degrado, ma perché l’area in questione non può essere classificata come “urbana”. E poi c’è quello che viene definito “il fallo da cartellino rosso”: il palazzetto dello sport verrà costruito con l’obiettivo di ospitare le partite della squadra di basket “Reyer”, il cui proprietario è il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. Un evidente conflitto d’interessi che la Commissione europea non vuole e non può avallare. Per Firenze il discorso è diverso. Il progetto dello stadio è inserito nell’area Campo di Marte, che ha un “indice di vulnerabilità sociale e materiale” superiore alla media dell’area territoriale o comunque superiore a 99, il che potrebbe rendere l’intervento compatibile con l’obiettivo di rigenerazione di un’area urbana metropolitana degradata.
Su questo sono in corso interlocuzioni tra il governo e la Commissione e lo stesso sin[1]daco di Firenze, Dario Nardella, si sarebbe messo direttamente in contatto con gli uffici di Bruxelles. Dove però gli è stato consigliato di iniziare prendere in considerazione la possibilità di finanziare anche il resto dell’opera con le risorse nazionali del Fondo complementare.
C’è infatti un ostacolo che continua a far storcere più di un naso all’interno del Palazzo Berlaymont e che è considerato “difficilmente sormontabile”: l’intervento finirà per avvantaggiare una società professionistica privata – la Fiorentina, alla quale lo stadio verrà dato in concessione – e questo potrebbe essere in contrasto con le norme dell’Unione europea sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato.
Se si è arrivati sin qui è perché il Pnrr iniziale, approvato dalla Commissione e dal Consiglio nel 2021, non includeva il dettaglio di tutti i progetti finanziabili, ma soltanto i criteri da rispettare. I progetti degli stadi di Venezia e Firenze sono stati dichiarati inseriti dal governo Draghi con il decreto interministeriale del 22 aprile del 2022, sul quale la Commissione non è mai stata chiamata a dare una valutazione formale. Il primo esame di Bruxelles, dunque, è stato quello relativo alla richiesta di pagamento della terza rata. Per questo i nodi, formatisi almeno un anno fa, stanno venendo al pettine soltanto ora.
Sentite Pruzzo: “Cabral sta facendo il suo, niente di eccezionale. In Serie A numeri risicati”