Giancarlo Antognoni ha parlato a Il Tirreno Firenze, queste le parole della bandiera della Fiorentina
«Mi chiamò il presidente della Fiorentina Melloni, e mi disse: “La Juve ti vuole, ci dà due miliardi e due giocatori importanti”. Erano due giocatori davvero buoni. “Ma qui succederebbe la rivolta se ti vendessi, mi hanno già minacciato”. Ci pensai un po’: avevo conosciuto Torino quando ero stato ad Asti tre anni e non mi era piaciuta. Una città fredda, grigia, distaccata e anche pericolosa in quegli anni Settanta. Il discorso fu chiuso in fretta e l’avvocato Agnelli, qualche anno dopo, quando venne a trovarmi a Torino dove ero a curarmi per una frattura alla gamba, me lo rimproverò: “Lei Antognoni è l’unico giocatore che ha rifiutato la Juventus”. Poi nell’80 fu la Roma a chiedermi. Ecco, quella volta ci fu anche un incontro a casa di Viola, il presidente, ci andai con mia moglie Rita, romana. Ci offrì anche un attico spettacolare. Ma stava arrivando Pontello che aveva grandi progetti e io decisi di rimanere»
Lo scudetto perso nell’82? Una grande amarezza. Oggi forse non sarebbe successo, ma quelli erano altri tempi, c’era la sudditanza psicologica alla grande squadra. A Cagliari non giocammo bene, ma il gol lo avevamo fatto, ed era regolare. Una delusione immensa, indescrivibile. Però qualche giorno dopo, tornato a Firenze, successe una cosa bella: ero alla tv quando sento suonare il campanello. Vado ad aprire, c’era un tifoso che conoscevo. “Eccoci qua, Antonio”. Nella strada, in via Bolognese, c’erano cinquemila persone a cantare il mio nome. Questa è Firenze».
Due facce della stessa medaglia: il rimpianto per non aver vinto quasi nulla, l’orgoglio per aver regalato la gioia alle persone.
«L’affetto che mi circonda ancora a tanti anni di distanza vale 3-4 scudetti. Qui in centro io non vengo mai perché a ogni metro vengo fermato: fotografie, autografi. Questo sentimento mi ripaga tantissimo. Anche se, lo confesso, lo scudetto mi è mancato».
Tra lo scudetto a Firenze e la Coppa del Mondo dell’82 cosa avresti scelto?
«Lo scudetto».
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