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Sacchi: “Non sono diventato l’allenatore viola per 24h. Italiano punta sulla strategia, è tra i migliori”

Rassegna Stampa

Sacchi: “Non sono diventato l’allenatore viola per 24h. Italiano punta sulla strategia, è tra i migliori”

Redazione

23 Aprile · 09:45

Aggiornamento: 23 Aprile 2023 · 09:45

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Firenze, stadio A.Franchi, 08.04.2023, Fiorentina-Spezia, foto Lisa Guglielmi. Copyright Labaroviola.com

Tutti quelli che amano il calcio non possono non riconoscere che esiste un prima e un dopo Sacchi perché, con lui, è nato il calcio moderno. Per questo vale sempre la pena ascoltarlo e per questo per esempio, Italiano, lo considera uno dei suoi modelli di riferimento. «Mi fa molto piacere, gli faccio pubblicamente i complimenti».

Sacchi, la Fiorentina è una delle cinque squadre italiane nelle semifinali delle coppe europee. Sorpreso?

«Ouesto è un paese strano, che nei secoli si è abituato a scappare e a considerare la furbizia un valore. E visto che il calcio è lo specchio di una nazione, anche lì è successa la stessa cosa. Ora però, per fortuna, qualcosa forse sta cambiando ma ci andrei molto cauto nel valutare questo risultato delle nostre squadre in Europa».

Diceva però che qualcosa sta cambiando e Italiano forse è uno degli esempi migliori. Che ne pensa?

«Insieme a Gasperini, Sarri e De Zerbi è uno dei tecnici che privilegia la strategia e non la tattica. Sun Tzu diceva che la tattica senza strategia è il rumore prima della sconfitta. Ecco, Italiano è uno che propone un calcio coraggioso, che non aspetta l’errore degli altri ma cerca sempre di dominare la partita. Questo vuol dire essere un leader, perché un leader è colui che apre le porte del futuro».

In cosa lo ha colpito particolarmente?

«Lo seguo da tempo, ed il suo grande merito è quello di aver sempre creduto nelle sue idee perché se non sei convinto tu per primo difficilmente convincerai gli altri. Lo si è visto quest’anno, nel momento più difficile, quando ha continuato a proporre il suo gioco e ora sta raccogliendo i frutti che merita».

A differenza di Pioli, che lei conosce bene, e che ad un certo punto ha pensato prima di tutto a blindare la difesa…

«Perché Pioli sta facendo ora questo passaggio, prima era un tattico anche lui».

È questa la forza della Fio-rentina? Il gioco?

«Sì. Io dicevo sempre ai miei che uno per uno fa uno, uno per dieci fa dieci. Un singolo da solo non porterà mai da nessuna parte».

L’esempio migliore è Vlahovic. Travolgente a Firenze, in difficoltà nella Juventus…

«Alla Juve stanno sbagliando tutto. Come si fa a dire che “vincere è l’unica cosa che conta”»?

E un tema che sta a cuore anche a Italiano, per il quale in Italia diamo troppo peso al risultato. Ha ragione?

«Vincere per me significa aver dato tutto, aver tirato fuori il massimo dalla squadra, aver emozionato la gente».

Altro concetto, il rapporto con i tifosi, particolarmente caro al mister viola…

«E giusto. Chi fa calcio dovrebbe porsi come obiettivo quello di emozionare la gente, regalarle go’ di gioia e di distrazione. Chi propone questo tipo di calcio, sarà ricordato per sempre a prescindere dai titoli».

Eppure l’allenatore della Fiorentina ha ricevuto critiche. Che ne pensa?

«Nemmeno Michelangelo realizzava solo capolavori…».

Un difetto lo avrà anche lui però. Quale?

«Se devo dirne uno dico che dovrebbe essere un po’ piu calmo».

La Fiorentina è in semifinale sia in Conference che in Coppa Italia. Può vincerle?

«Sarei felice, perché sono stato a Firenze e se non sono diventato allenatore viola è stata questione di 24 ore. Avevo appuntamento con Pontello, poi mi chiamò il Milan. La Fiorentina comunque deve continuare così. Deve attaccare e cercare il gol anche quando è in vantaggio, come da mentalità dell’allenatore. Allora, a prescindere dalle coppe, avra vinto. Io da parte mia, non posso che dire forza viola». Lo scrive il Corriere Fiorentino. 

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