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Ribery a Diletta Leotta: “Alla Fiorentina ho dato il meglio, standing ovation dal Milan indimenticabile”
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Ribery a Diletta Leotta: “Alla Fiorentina ho dato il meglio, standing ovation dal Milan indimenticabile”

Redazione

18 Maggio · 13:25

Aggiornamento: 18 Maggio 2022 · 13:25

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Ai microfoni di DAZN, in occasione dello speciale Linea Diletta con Diletta Leotta, Franck Ribery ha rilasciato una bella intervista a pochi giorni dalla sfida decisiva per la salvezza della Salernitana impegnata in casa, all’Arechi, con l’Udinese che potrebbe far raggiungere alla squadra un traguardo che solamente poche settimane fa sembrava impossibile.
Il francese ha parlato in modo particolare di cosa serve nel calcio per vincere e andare avanti ad alti livelli:

“Per vincere ovunque bisogna avere fame. Salerno è una bella città, dove si vive per il calcio. Prima di venire qua ho cercato informazioni sulla Salernitana e su Salerno perché sinceramente non ne sapevo molto. Poi, quando sono arrivato, il calore della gente mi ha ricordato la Francia”, ha detto Ribery. “Anche se ho vinto tutto nella mia vita e ho 39 anni, mi sento ancora un bambino: mi piace il calcio e vivo per quello”.

Ancora sugli ingredienti necessari per diventare un giocatore di successo: “Dopo 20 anni di carriera qualche acciacco si sente. Ma la fame, la mentalità e la passione rimangono: quelle o ce le hai o non ce le hai. Quando giochiamo le partitelle in allenamento voglio sempre vincere: è fondamentale, questo significa avere mentalità, avere fame”.

Sguardo anche al futuro: “Mi piacerebbe fare l’allenatore un giorno. Per ora non ci penso ancora perché voglio giocare, mi sento bene. Non so ancora cosa farò il prossimo anno, ma finché potrò dare qualcosa ai tifosi continuerò a giocare. Però il ruolo dell’allenatore mi piace, amo stare vicino ai giocatori come ho fatto un po’ negli ultimi 5-6 anni, soprattutto qui alla Salernitana ma anche a Firenze, alla Fiorentina ho dato il massimo, ho avuto il piacere di conoscere la città. La standing ovation di San Siro è stata indimenticabile”

“Mi piacciono i giovani quando sono intelligenti, quando ci credono, quando lavorano e hanno fame. Ne ho conosciuti tanti di talento, ma senza grinta. Io ai giovani cerco sempre di dare una mano e di aiutarli a diventare campioni. Ad esempio, per me Alaba è come un fratello: l’ho conosciuto a 16 anni e oggi è un campione. La prima volta mi ha visto con una bella macchina e un bell’orologio, gli ho detto ‘non pensare alla macchina e all’orologio, pensa a lavorare e a fare tanti sacrifici. Poi piano piano arriveranno la macchina, l’orologio e tutto il resto’. Lui è stato intelligente e oggi parliamo di un giocatore che ha vinto tanti trofei”.

Trasferendo il discorso al calcio italiano, invece, spiega: “Anche Vlahovic ha la mentalità giusta, è uno che lavora duro. Nel 2006, quando ho giocato con grandi campioni in Nazionale, giocavo con giocatori di 10 anni più grandi come Zidane e Thuram. Ho fatto un po’ il furbo e ho osservato come si comportavano, perché erano grandi campioni”.

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