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Quando West con un fallo criminale spezzò la carriera di Kanchelskis, il grande colpo della Fiorentina
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Quando West con un fallo criminale spezzò la carriera di Kanchelskis, il grande colpo della Fiorentina

Redazione

22 Settembre · 12:00

Aggiornamento: 22 Settembre 2022 · 12:00

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Figlio dell’ex Unione Sovietica, di cui rappresenta uno degli ultimi calciatori di grande livello, Andrej Kanchelskis aveva per molti le caratteristiche del potenziale campione. Ma complice la sorte, che ad un certo punto gli volterà le spalle, pur essendo protagonista di una prima parte di carriera sfolgorante, non riuscirà mai a raggiungere le vette altissime dei grandi fuoriclasse. È stato uno dei pochi calciatori a rappresentare ben 3 Nazionali: quella Sovietica, quella ibrida della CSI, la Comunità degli Stati Indipendenti, subito dopo la fine dell’U.R.S.S., e quella della Russia.

Nato a Kirovograd, in Ucraina, il 23 gennaio 1969, si appassiona fin da ragazzo alle discipline sportive. Oltre al calcio pratica lo sci di fondo e l’hockey su ghiaccio, disciplina di cui è un vero patito. Cresce nelle Giovanili della Dinamo Kiev, e nel 1988, a 19 anni, debutta nella Vyssaja Liga, il massimo campionato dell’U.R.S.S. In due stagioni totalizza 15 presenze senza goal, venendo poi ceduto allo Shakhtar Donetsk, club con il quale gioca per altre due stagioni, totalizzando 31 presenze e 3 goal.

Nel 1989, nell’amichevole contro la Polonia, debutta con la Nazionale sovietica, con cui il 12 settembre 1990 firma anche il suo primo goal contro la Norvegia in una gara di Qualificazione a Italia ’90. È in campo anche nello 0-0 di Roma contro l’Italia di Vicini.

La maglia della Nazionale gli fa guadagnare la ribalta internazionale, e arriva la prima svolta della carriera. La giovane ala destra è infatti notata da Alex Ferguson, non ancora Sir, che sta cercando di costruire un Manchester United nuovamente vincente, in grado di soverchiare le gerarchie del calcio inglese. I Red Devils investono così su di lui 650 mila sterline, poco più di 700 mila euro attuali.

Quando Kanchelskis nel marzo del 1991 sbarca a Manchester e firma un quadriennale con i Red Devils, prima che l’Unione Sovietica, il Gigante dai piedi d’argilla, si sgretoli in tanti Stati nazionali, è un ragazzo che conosce poco o nulla del mondo occidentale e della lingua inglese. I suoi compagni di squadra lo capiscono subito e mettono in atto uno scherzo che rischia di costargli caro. Al suo primo incontro con il suo nuovo allenatore, infatti, lo battezza con un “Fuck you, scottish bastard!”, ovvero: “Fanculo, bastardo scozzese”, seguito da un sorriso.

Ferguson vorrebbe dargli una lezione e se non lo fa è soltanto perché in lontananza rieccheggiano le grasse risate dei suoi compagni di squadra. Fortunatamente si farà presto perdonare sul campo. Ala offensiva vecchio stampo dotata di gran velocità e un dribbling secco, e per questo spesso imprevedibile, pur non eccedendo sul piano tecnico, in Inghilerra alla bravura nei cross e negli assist per i compagni abbinerà un ottimo fiuto del goal.

Debutta in quella che ancora si chiama First Division l’11 maggio 1991, giocando a Selhurst Park contro il Crystal Palace. In breve tempo diventa il padrone della fascia destra dello United. L’anno successivo, il 1991/92, è già un titolare e con le sue scorribande diventa un beniamino dei tifosi mancusiani. Vince da protagonista la Supercoppa europea 1991, che vede i Red Devils superare di misura la Stella Rossa, e la League Cup.

È solo l’antipasto dei successi degli anni successivi. Nel biennio 1992-94, che vede lo United riprendersi un ruolo da protagonista nel calcio inglese, Kanchelskis, che intanto ha partecipato con la CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) ad Euro ’92, e successivamente ha scelto di rappresentare la Russia e non l’Ucraina, il Paese natio, o la Lituania, il Paese di suo padre, è uno dei mattatori assoluti della squadra.

Il suo pressing alto diventa un incubo per i difensori della neonata Premier League, in cui il russo, divenuto un titolare imprescindibile, si impone come l’ala destra più forte. Il Manchester United si aggiudica la prima edizione del nuovo campionato nel 1992/93, facendo il bis l’anno successivo, ma anche 2 Charity Shield e l’FA Cup 1993/94. Il numero di reti sale vertiginosamente: 10 i suoi goal nel 1993/94, ben 15 nel 1994/95 (di cui 14 in campionato), stagione in cui vince il premio di Calciatore dell’anno ma i Diavoli Rossi escono battuti nel duello con il sorprendente Blackburn Rovers di Alan Shearer.

Gli infortuni iniziano tuttavia a presentare il proprio conto al russo, che, a causa di un’ernia, è costretto a saltare la parte finale del torneo, facendo mancare il suo apporto alla squadra nel momento decisivo. Intanto alle sue spalle fiorisce il talento di un giovane campione, David Beckham, e, complici alcune divergenze con Ferguson, nell’estate 1995 Kanchelskis, il miglior giocatore della Premier, che compare anche sul noto videogioco PCCalcio con un overall da urlo di 94, è messo nella lista dei partenti.

Dopo 38 goal complessivi in 122 presenze, Kanchelskis passa così all’Everton per 5 milioni di sterline, circa 5 milioni e mezzo di euro, trasformandosi per il club rossonero in un’importante plusvalenza. A Liverpool sceglie di indossare in barba alla cabala la maglia n°17, in onore del giocatore di hockey su ghiaccio Karlamov, scomparso in un incidente stradale.

“Beckham ha scritto nella propria autobiografia che, se io non avessi lasciato Manchester, lui non avrebbe giocato. Sono contento di avergli dato una chance. – ha scherzato, in un’intervista dopo il ritiro a ‘Sport-Express’ – E il risultato è che mi riconoscono più in Inghilterra che in Russia”.

Anche con i Toffees, con i quali deve spesso adattarsi a giocare da seconda punta, dimostra di avere un ottimo feeling con il goal, e ne segna 20 in 52 partite in un anno e mezzo. Quelli più significativi sono i due realizzati ad Anfield nel derby con il Liverpool. In generale sono numeri da capogiro per il russo, che dopo aver saltato i Mondiali di USA ’94 per screzi con il suo allenatore Pavel Sadyrin, torna protagonista anche con la Russia, partecipando ad Euro ’96, che si gioca proprio in Inghilerra.

Nella gara d’esordio del girone, impegna severamente Paolo Maldini, uno dei suoi idoli calcistici assieme a ed è dopo quella gara che i club italiani iniziano a prenderlo in seria considerazione. A 27 anni, nell’estate del 1996, finisce sul taccuino di Milan e Real Madrid, e tutto lascia pensare per lui a un finale di carriera che lo consacri come campione. Invece non sarà così e la sorte gli volterà le spalle.

L’Everton inizialmente non cede alle pressanti richieste dei club esteri, facendo una valutazione molto elevata del cartellino del giocatore, ma poi a gennaio, con il club che ha bisogno di liquidità, trova un accordo con il presidente della Fiorentina, Vittorio Cecchi Gori. Kanchelskis a sorpresa approda per 15 miliardi di Lire alla Fiorentina di Claudio Ranieri, dove, per l’imprenditore cinematografico, dovrebbe essere “la ciliegina sulla torta”.

L’impatto con il calcio italiano, molto fisico e tattico, non è tuttavia dei migliori per l’ala russa, la quale sceglie la maglia numero 32 e ricopre un ruolo modesto nella seconda parte della stagione dei viola, che chiudono al 9° posto in campionato, venendo eliminati in semifinale dal Barcellona in Coppa delle Coppe. Kanchelskis esordisce il 16 febbraio 1997 nella sconfitta per 2-1 al Bentegodi contro il Verona e colleziona in tutto 9 presenze senza lasciare il segno.

Tirato a lucido dalla preparazione estiva svolta con i toscani, il 1997/98, sembra poter essere per lui l’anno del riscatto. In panchina approda Alberto Malesani, intenzionato a schierarlo come titolare. Lui, che si riprende il numero 17, ripaga con due grandi prestazioni contro l’Udinese e il Bari, e con i pugliesi trova anche il primo goal della sua avventura italiana. Alla 3ª giornata la squadra viola è impegnata in trasferta al Meazza contro l’Inter di Gigi Simoni, che in attacco schiera Ronaldo e Ganz.

È il 21 settembre del 1997, e Kanchelskis, in forma strepitosa, nella prima mezz’ora di gioco mette a dura prova il terzino dell’Inter, Taribo West. Il nigeriano, tuttavia, perde totalmente le staffe e la pazienza, e con un’entrata a forbice scriteriata, poco dopo la mezzora, stende il russo lungo la fascia destra della squadra viola, dove per diverse volte era stato saltato. L’arbitro Cesari si limita ad ammonire il giocatore nerazzurro, ma il russo si è fatto male alla caviglia, esce in barella e dovrebbe star fuori per poco meno di 2 mesi.

La Russia però non può aspettare, perché si gioca la qualificazione a Francia ’98 nel doppio spareggio contro l’Italia. Così i tempi di recupero non sono rispettati e Kanchelskis, dopo aver giocato i minuti finali Fiorentina-Roma il 19 ottobre, è regolarmente in campo con la sua Nazionale il 29 ottobre, a poco più di un mese dal fallo di San Siro, nella sfida di andata che si gioca a Mosca nello Stadio della Dinamo sotto una tormenta di neve. Il terreno di gioco è particolarmente pesante e sicuramente non l’ideale per chi ha appena smaltito un infortunio.

Al 30′, su un lancio lungo nell’area di rigore azzurra, Kanchelskis non riesce a frenare il suo slancio e si scontra violentemente con Pagliuca. Il portiere dell’Italia non può proseguire, lasciando spazio al debuttante Gianluigi Buffon. Lì per lì, dopo i soccorsi dei sanitari, sembra che invece il giocatore della Fiorentina possa continuare. Per il freddo intenso, in realtà, non si accorge che ha la rotula della gamba sinistra in frantumi. Si rende conto dell’infortunio soltanto quando le due squadre rientrano negli spogliatoi. In campo l’Italia pareggia 1-1 grazie anche alle grandi parate del giovanissimo portiere, e imponendosi poi 1-0 a Napoli nel match di ritorno, si qualifica ai Mondiali di Francia ’98.

Kanchelskis, sostituito dopo l’intervallo da Khokhlov, deve star fuori per oltre 2 mesi, e rivede il campo a gennaio, ma non sarà più lo stesso. Chiude la stagione in viola con 19 presenze (2 in Coppa Italia) e 2 goal, il secondo dei quali lo firma contro il Milan nell’ultima giornata di campionato. Sarà anche il suo ultimo in Italia, visto che l’arrivo di Trappattoni sulla panchina dei gigliati porta la società a cedere il russo nell’estate del 1998.

Dopo un’esperienza poco felice in Italia, il russo passa ai Rangers di Glasgow, che lo acquistano per circa 6 milioni di euro. Se nel 1998 chiude con la Nazionale russa, in Scozia vive due buone stagioni, nelle quali vince in entrambe Campionato e Coppa di Scozia. Il primo anno, fra gli 8 goal in 30 presenze che realizza, uno al volo da fuori area contro il Dunfermline resta nell’immaginario collettivo dei tifosi, e si aggiudica anche la Coppa di Lega. Ma nel 2000/01, a 31 anni, arriva per lui l’inesorabile e definitivo declino.

In questa stagione si fa notare più come personaggio che per la sua reale efficacia in campo. Come quando, in una partita dominata dai Rangers contro l’Ayr United, sale sul pallone con entrambi i piedi, per, secondo lui, cercare di individuare l’attaccante suo compagno di squadra, non particolarmente alto. O quando, in una gara del campionato scozzese, si esibisce nell’area avversaria con un dribbling a piroetta.

Sono le ultime cartucce che può sparare il funambolo russo. Nel mercato invernale del 2001 i Rangers lo cedono infatti al Manchester City per alcuni mesi, nei quali non riesce più a brillare se non per un altro goal segnato ancora una volta al Liverpool in FA Cup. Nell’estate del 2001 fa ritorno in Scozia, dove però ormai non fa più parte del progetto. Nel 2002 è così ceduto nuovamente in Premier League al Southampton, ma colleziona una sola presenza.

Svincolatosi dai Saints, e salutata la Gran Bretagna come unico calciatore capace di far goal in 3 differenti derby (Manchester, Liverpool e Old Firm) chiude la carriera fra Al-Hilal in Arabia Saudita e le esperienze in patria con il Saturn e il Krylia Sovetov Samara, ritirandosi nel febbraio del 2007 all’età di 38 anni.

Nella vita privata è padre di due figli, Andrej Junior ed Eva, ed è stato a lungo sposato con Miss Kirovograd, la bella Inna Ponomarev. La coppia si è separata nel 2006 per poi divorziare.

Appesi gli scarpini al chiodo ha intrapreso la carriera di allenatore, senza troppa fortuna, guidando la Torpedo Mosca e l’FC Ufa in Russia, oltre ai lituani dello Jürmala. Poi l’esperienza nel 2014 nella Terza divisione russa. Preso dallo Solyaris di Mosca per cercare la promozione, è stato esonerato dopo 3 mesi per i risultati deludenti della squadra. Infine l’Uzbekistan alla guida del Navbahor dall’ottobre 2018 a quello 2020, con una pausa di due mesi nell’estate 2019: ottavo posto nella prima annata e settimo nella stagione successiva, prima dell’addio. Ma il suo rimpianto più grande resta quell’infortunio:

“Dopo quel fallo di West è stato difficile riprendermi. – ammetterà in un’intervista a ‘Radio Bruno’ – Ho vissuto un periodo di depressione sportiva quando non giocavo, anche se sia Ranieri che Malesani mi hanno sempre sostenuto”. Lo riporta Goal

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