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Caso Suarez, adesso anche la Juventus è nei guai, avviso di garanzia a Paratici
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Caso Suarez, adesso anche la Juventus è nei guai, avviso di garanzia a Paratici

Redazione

4 Dicembre · 18:32

Aggiornamento: 4 Dicembre 2020 · 18:32

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L’inchiesta sul presunto esame “farsa” sostenuto dal calciatore Luis Suarez nell’Università per stranieri di Perugia per ottenere il certificato B1 di lingua italiana non riguarda più solo i vertici dell’ateneo, ma anche i manager della Juventus. Fabio Paratici è sotto inchiesta per false dichiarazioni ai pubblici ministeri e risultano indagati anche i legali del club, gli avvocati Luigi Chiappero e Maria Turco.

“Gli accertamenti investigativi – si legge nel comunicato della procura – hanno consentito, altresì, di comprendere come, nei primi giorni del mese di settembre del 2020, la dirigenza del club torinese si fosse attivata, anche ai massimi livelli istituzionali, per ‘accelerare’ il riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez”. Nell’ordinanza si specifica che fu Paratici a contattare la ministra dei Trasporti Paola De Micheli per ottenere il numero del capo di gabinetto del ministero dell’Interno Bruno Frattasi.

La ministra, si legge nelle carte, è “sua amica d’infanzia” e “ha ammesso di aver procurato” il contatto. I pm ipotizzano quindi “nuove ipotesi di reato a carico di soggetti diversi dagli appartenenti all’università, tuttora in corso di approfondimento“. Anche se a fine settembre la procura di Perugia aveva annunciato uno stop alle indagini a causa delle ripetute fughe di notizie, in realtà il lavoro dei pm non si è mai fermato.

E oggi il gip ha disposto per la rettrice dell’università, Giuliana Grego, il direttore generale Simone Olivieri, la docente Stefania Spina e il componente della commissione “Celi Immigrati” Lorenzo Rocca la sospensione per 8 mesi dalle loro funzioni. La misura cautelare è stata eseguita dai militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza. I quattro sono accusati a vario titolo di rivelazione del segreto d’ufficio finalizzata all’indebito profitto patrimoniale e plurime falsità ideologiche in atti pubblici. Il gip, nella sua ordinanza, scrive che c’è “il concreto ed attuale rischio che gli indagati, se non sottoposti ad idonea cautela, ripropongano condotte delittuose analoghe a quelle per le quali si procede”.

Il motivo? Hanno “mostrato di considerare l’istituzione di cui fanno parte e che rappresentano alla stregua di una res privata gestibile a proprio piacimento“.
La procura ritiene infatti di aver “corroborato il quadro probatorio” grazie alle nuove prove raccolte in questi mesi, a partire dalle perquisizioni e i sequestri risalenti al 22 settembre.

Secondo gli investigatori, gli indagati hanno istituito una sessione “ad personam” dell’esame “farsa” per Suarez, consentendo “il rilascio dell’attestato di conoscenza della lingua italiana”. I contenuti della prova, aggiungono, “erano stati preventivamente comunicati allo stesso calciatore, giungendo a predeterminare l’esito ed il punteggio d’esame, per corrispondere alle richieste che erano state avanzate dalla Juventus, con la finalità di conseguire un positivo ritorno di immagine, tanto personale quanto per l’Università”.

Per quanto riguarda il club, oltre a Paratici, risultano indagati lo storico avvocato della Juventus Luigi Chiappero e la collega Maria Turco. Stando a quanto emerso finora, Chiappero partecipò infatti a una riunione con i rappresentanti dell’Università per stranieri di Perugia per consentire a Suarez di svolgere l’esame di italiano.

Al meeting in videoconferenza, insieme al direttore generale dell’ateneo Simone Olivieri, c’era anche Turco, collega di Chiappero nello studio Chiusano, fondato da Vittorio Chiusano, già presidente onorario della società bianconera negli anni ’90. Poi c’è il ruolo di Fabio Paratici, manager della Juve, indagato per false dichiarazioni ai pm e tirato in ballo al telefono da Olivieri come una delle persone interessate all’esame di Suarez.

Le carte dell’indagine sono ora in mano anche alla procura della Figc, che subito dopo l’esplosione del caso ha chiesto gli atti ai pm di Perugia. L’apertura di un’inchiesta federale è l’unica strada che potrebbe portare – nel caso in cui emergessero responsabilità (anche oggettive) del club – a una sanzione in ambito sportivo.

L’intera vicenda risale a fine estate, quando i bianconeri si interessano all’ex giocatore del Barcellona, ma spunta un intoppo burocratico: Suarez non è un cittadino comunitario e la Juve ha già occupato i due slot per extracomunitari previsti dalle regole della serie A. Dal momento che la moglie Sofia Balbi e i suoi tre figli hanno cittadinanza italiana per discendenza diretta, però, il calciatore può chiedere la cittadinanza a patto di superare un esame di italiano.

E anche se l’iter normalmente può durare fino a quattro anni, i bianconeri sperano di chiudere la pratica entro i primi di ottobre (in concomitanza con la chiusura del calciomercato). Alla fine la trattativa non va in porto, ma Suarez sostiene comunque l’esame il 17 settembre. “Tornando seri… Hai una grande responsabilità perché se lo bocciate ci fanno gli attentati terroristici“, si legge in una delle intercettazioni tra i prof perugini raccolte dalle fiamme gialle. “Ma ti pare che lo bocciamo!”. “Oggi c’ho l’ultima lezione e me la devo preparare perché non spiccica ‘na parola“, “e che livello dovrebbe passà sto ragazzo… B1?”, “eee, non dovrebbe, deve, passerà, perché con 10 milioni a stagione di stipendio non glieli puoi far saltare perché non ha il B1″. Lo scrive sul suo sito Il Fatto Quotidiano.

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