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Un docente dell’università di Firenze, grande tifoso viola, spiega con i numeri la differenza tra Montella e Sousa
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Un docente dell’università di Firenze, grande tifoso viola, spiega con i numeri la differenza tra Montella e Sousa

Redazione

24 Marzo · 21:08

Aggiornamento: 24 Marzo 2017 · 21:08

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Lui è Alessandro Pagnini docente di Storia della Filosofia all’università di Firenze e grande tifoso viola, a Repubblica.it ha scritto volontariamente un pezzo nel quale spiega le differenze tra Sousa e Montella:

“Per il bene della Fiorentina riflettiamo meglio sulle differenze emerse nel rendimento della squadra tra la gestione Montella e la gestione Sousa di cui parli oggi su Repubblica. I numeri non si contestano; sono quelli. Ce ne aggiungerei però anche altri. Per esempio, il gioco della Fiorentina di Montella, noiosa e “orizzontale”, rispetto al grande gioco offensivo di Sousa, produceva curiosamente molti più tiri in porta: il rapporto, statisticamente rilevato, è di quattro tiri a uno per la squadra di Montella. Non ho i dati delle occasioni lasciate agli avversari, ma anche quelle, mi pare evidente, con Sousa sono lievitate in modo esponenziale. E se gli avversari di oggi “graziano” di più la Fiorentina è perché è vero, come tu dici, che sono cresciute alcune squadre che latitavano negli anni di Montella (come l’Inter, per esempio), ma è anche vero che ce ne sono molte di più che dovrebbero portare punti e score nelle reti all’attivo. Differenze di valore come quelle constatate tra le prime dieci squadre del campionato e le altre non si sono mai registrate in passato, al punto da non rendere neppure concepibili affanni e risultati risicati come quelli appena ottenuti dalla Viola contro Cagliari e Crotone. Dunque, attenzione a produrre numeri senza contestualizzarli a dovere e senza produrne altri altrettanto, e forse più, significativi.

Ma alle considerazioni “quantitative” ne aggiungerei altre “qualitative”, che sono quelle che ci fanno capire le cose meglio in tutti gli ambiti (anche in economia, vista la fine che hanno fatto quelli che la riducevano ai conti dello spread!). E la prima che voglio fare è sulla tua affermazione, che non condivido affatto, circa la “rosa più forte” di cui godeva Montella. Ti ricordo che Sousa ha ereditato la stessa squadra titolare che Montella metteva in campo alla fine del suo ultimo campionato, quando ha dovuto fare a meno di Joaquin (cinque vittorie su cinque e tre reti a partita) e quando è mancato (a Empoli per esempio) anche Salah (stesso risultato). Le “novità”, ceteris paribus, erano Kalinic al posto di Gilardino, Astori al posto di Savic e Vecino (tra l’altro anche lui giocatore di Montella) al posto di Aquilani. Reputo questi innesti dei miglioramenti assoluti della squadra titolare, e non un depauperamento. Senza contare che, finalmente, Bernardeschi, che era mancato per cinque mesi con Montella, era abile e titolare (a lenire anche i rimpianti per Salah) e che il signor Sousa aveva a disposizione giocatori come Suarez, Basanta e “Kuba” Blaszczykowski che nessuno ha mai capito perché Sousa non abbia valorizzato e abbia fatto cedere praticamente senza neanche provarli. Come oggi ha Sanchez, Cristoforo, Tello, il giovane Chiesa che prima non c’era…Li avesse avuti Montella! Li avrebbe senz’altro valorizzati, come infatti aveva valorizzato Basanta, che misteriosamente non è mai sceso in campo con Sousa ed è stato ceduto gratis (mentre a gennaio, per rimpiazzarlo, veniva preso in prestito un Benalouane a sei milioni di riscatto!). Va anche detta un’altra cosa: Montella, dici bene, ha fatto grandi cose in Europa e ha fatto meglio di Sousa in Coppa Italia. Nell’ultimo anno della sua gestione, la Fiorentina è risultata ottava nel ranking europeo per i risultati complessivi acquisiti. E acquisiti come? Facendo giocare tra la partita di campionato e quella infrasettimanale due squadre diverse. Ti ricordi la partita a Guincamp (campo su cui quell’anno lasciò le penne anche il PSG) giocata dalla Viola in dieci contro undici e vinta 2-1? Ebbene, in quella partita giocarono 12 (sic!) giocatori diversi rispetto alla domenica prima (12 perché nel secondo tempo subentrò anche Lazzari, che neppure lui aveva giocato in campionato). In questo modo Montella era arrivato a valorizzare TUTTI i giocatori della rosa (anche quelli “fuori” rosa), a far segnare Minelli, El Hamdaoui, Lazzari e perfino Marin, a far prezzare i giocatori con plusvalenze che non si ricordano nel passato e certo non sono quelle di oggi. E un’ultimo appunto: è vero che Sousa non ha più Pizarro, Aquilani, Joaquin, Savic, Salah e Cuadrado. Ma come li ha avuti Montella? Nel suo ultimo anno la Fiorentina ebbe la palma con la Roma per la squadra con più assenze per infortunio (5 mesi Berna, 3 mesi Baba, no comment Rossi, Pizarro, Aquilani, e lo stesso Gomez). Ti ricordo che fu costretto a giocare una partita importante come quella a Napoli dell’andata con Ilicic centravanti e Vargas seconda punta, perché non aveva neanche un attaccante disponibile. Mi pare che a Sousa non sia mai accaduto, e che le assenze se le procuri lui, con le sue scelte cervellotiche, non perché gliele impone la malasorte.
E allora veniamo alla mia interpretazione dei fatti. Siamo d’accordo che con Montella avevamo conseguito, e insperatamente, vertici assoluti rispetto alla storia della Fiorentina. La squadra aveva anche una personalità, un carattere e un gioco che ci invidiavano in Europa. E io ti chiedo: perché quel 4-3-1-2 di Montella (alla fine preferito al 3-5-2 di quando ancora si sperava di poter avere un attacco stellare con Pepito e Gomez) non si è più visto e si è visto soltanto il tentativo di un gioco “nuovo”, mai realizzato in pieno, perché lo stesso Sousa ammette, pur a distanza di un anno e mezzo, che c’è ancora da lavorare, da “crederci”, da “migliorare” nelle transizioni e nelle scelte…? Perché non abbiamo mai visto allineato un centrocampo a tre, con un centrale, Badelj, che Montella teneva a protezione della difesa (glielo aveva insegnato lui) e a dettare i tempi (certo, meno frenetici) di gioco? E perché quando per incidente quel centrocampo lo abbiamo visto, contro il Napoli in casa lo scorso campionato e contro la Juve quest’anno, abbiamo assistito davvero a prestazioni che ci hanno ricordato i fasti degli anni precedenti?

Noi fiorentini a volte davvero riveliamo tutto il nostro cinismo al limite dell’autolesionismo. Guardando una partita di coppa alle Murate, a un cross sbagliato di Alonso, ho sentito il tipico tifoso esclamare. “Ma levatelo! Eh se valeva qualcosa non ce lo davano a noi a zero lire!”. Salvo poi vederlo andare al Chelsea per 25 milioni! Io sono assolutamente convinto che ancora la squadra ha giocatori di quel valore, ma che quei giocatori non sono messi in campo per esaltare le loro caratteristiche.

Il signor Sousa (non a caso l’ultimo allenatore straniero sopportato in Italia) è venuto da noi, come ebbe a dire il dottor Sconcerti, a allenare se stesso, non la Fiorentina. È venuto qui a provare e riprovare cocciutamente uno schema inadatto alle prerogative dei nostri giocatori, a cercare di trasformare all’uopo Berna in un’ala-terzino, Sanchez (mezzala di piede sinistro) in un terzino destro, Badelj centromediano metodista in un cursore a tutto campo, Milic in un Giggs, e a impiegare per forza, per ragioni di lavagna e non di campo, un’ala pura (il gioco sulle ali, fino a ieri, lo facevano e bene gli esterni difensivi che si alzavano) anche se questa non sa svolgere i compiti tattici necessari per gli equilibri della squadra (vero, Tello?). E non vorrei che quel tifoso che voleva rimandare al mittente Alonso dicesse ora che Tello non vale nulla, che Berna è abortito (qualcuno lo diceva, quando il poveretto l’anno scorso si dannava in un gioco non suo!), che Ilicic, Gonzalo e Borja sono bolliti, perché non c’è la controprova, non c’è stata (e non ci sarà, a giudicare dalla cocciutaggine ossessiva di Sousa nel ripetersi) una partita in cui si sono potuti esprimere al meglio relativamente alle loro caratteristiche e ai tempi di gioco a loro congeniali.

Dico questo non per amore della polemica, ma per amore della Fiorentina. Perché si sarebbe ancora in tempo a vedere, in questo finale di campionato, una squadra messa in campo diversamente e diversamente motivata , e ricavarne un orientamento per il futuro. Il “patto” stretto dalla società con la tifoseria non mi piace, è ambiguo. Accusa in parte il tecnico ma lo assolve anche, e temo che la ragione non sia il non voler spendere quelle poche euro per un traghettatore, ma il temere che un tecnico qualsiasi dimostri sul campo quanto si è sbagliato il giorno della scelta sciagurata di Sousa. E quelle dieci partite dell’inizio dello scorso campionato che ci fecero illudere? Andiamo tutti a rivederle: la Fiorentina era in gran spolvero fisico (già dal precampionato, quando aveva battuto Barcellona, Chelsea, Porto) e giocava a memoria, stando nella metà campo avversaria, il gioco di Montella. Lo stesso Sousa lo ammetteva a fine partita. Il suo gioco (il gioco dell’alta velocità, degli spazi creati dall’ampiezza della disposizione in campo, dei quattro giocatori costantemente davanti alla linea del pallone) non si vedeva ancora; c’era da lavorare per assimilarlo. E ancor oggi ci sarebbe da lavorare. Ma non c’è più tempo e Sousa, da qui alla fine, può solo completare un’opera che l’anno prossimo non sarà più sua: un’opera, ahinoi, di distruzione.

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