Il giornalista Luigi Calando, sulle colonne del settimanale della Gazzetta dello Sport, Sportweek, scrive una lettera a Daniele De Rossi, accostato alla prossima panchina della Fiorentina, queste un estratto delle sue parole:
“La gavetta, caro Daniele, è valore antico che non passerà mai di moda, come i jeans, anche se in realtà hanno provato a metterla in soffitta, come un vecchio Commodore 64. È successo qualche anno fa, nella sciagurata contingenza del “guardiolismo”, quando si pensava che bastasse prendere un ex calciatore fresco d’addio, e metterlo in panca, per ritrovarsi un Pep fatto in casa.
Non è così. Non basta aver giocato 30 anni per sapere tutto del calcio. Allenare è un altro mestiere, un’altra vita. Si riparte dai pannolini. Non c’è alternativa allo studio, alla scuola, agli esami, ai progressi, all’attesa, alla pazienza.È un mestiere nobile che merita rispetto.
Lo sa quando arrivò in Serie A il suo c.t., MarcelloLippi? Sette anni dopo aver cominciato ad allenare i ragazzi della Samp. E quando vinse il primo scudetto? Dieci anni dopo aver guidato il Pontedera in C2. Consideritutto questo, caro De Rossi, se davvero lei sta pensando di partire dalla Serie A, dalla Fiorentina,da una deroga per il patentino, da una scorciatoia. Per una vita l’hanno chiamata Capitan Futuro, un futuro che non arrivava mai perché Totti sembrava infinito… Ma è in quell’attesa operosa che lei è diventato uno dei più grandi centrocampisti del mondo. Ci pensi, caro Daniele, magari passeggiando lentamente tra le rovine eterne della sua bellissima Roma.Il tempo e lo studio rendono illustri le città. E le persone.”
“De Rossi faccia la gavetta lontano da Firenze. Serve Spalletti, Iachini condannato”