Cesare Prandelli ha parlato a Trento dal Festival dello Sport della Gazzetta, queste le sue parole:
“Mi sentivo a disagio, stavo sulle palle a tutti perché il mio modo di fare era quello di coinvolgere tutti, invece capivo che c’è molta individualità ma non solo a livello di giocatori ma a livello di dirigenti, a livello di staff. Mi sono sentito molto a disagio, mi sono detto che era il momento di smettere perché ho sempre lavorato in un certo modo, quindi confrontarsi, dare delle responsabilità ai giocatori, avere degli incontri personali. Capivo che avevo una grande responsabilità perché ero a Firenze, ho pensato tante volte se accettare o meno perché mi sento tifoso della Fiorentina, sono tifoso, vivo a Firenze, so cosa vuol dire allenare la Fiorentina, sentivo un grande peso e una grande responsabilità.
Poi c’è stato un episodio che mi ha fatto riflettere, Sampdoria-Fiorentina, noi stavamo facendo una buona partita, avevamo sbagliato anche qualche occasione, poi Quagliarella prende la palla e fa gol. Nel momento che ha fatto gol ho sentito una sensazione che non avevo mai sentito, seppur gli allenatore vivono sotto stress e con tante ansie.
Sono passati 2 giorni, ho parlato con uno psicologo e mi ha detto che non avevo niente di particolare ma che avevo una grande responsabilità e che volevo risolvere da solo tutti i problemi ma che da solo non ce la facevo. Mi ha consigliato di prendermi 20 giorni di pausa ma nel calcio è impossibile, sono andato a casa e ho riflettuto. Quando sono tornato nel centro sportivo della Fiorentina nella settimana prima del Milan, ogni giorno sentivo questo disagio e quindi ho deciso di smettere”
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