In base ai dati dell’autunno scorso, quando tutte le società avevano già chiuso la vendita, gli abbonati alle venti squadre di Serie A sono 354.488. Dai 41 mila dell’Inter primatista ai 7.411 del Sassuolo, ultimo anche per una questione di dimensioni della città, passando per i 32 mila del Milan, i 27.700 della Juve, i 21.559 della Roma. Poi qualcuno – ad esempio la Lazio – ha riaperto la campagna abbonamenti per sfruttare un momento particolarmente felice, e allora i dati sono aumentati ancora un po’.
La Fiorentina è al terzo posto in serie A come numero di abbonati, dietro a Inter e Milan. La società viola quest’anno ha venduto la cifra record di 28.026 abbonati
Oltre 350 mila persone in totale in serie A. Un mondo di passione e una montagna di soldi. Elementi – la passione e soprattutto i soldi – che aiutano le società ad andare avanti. Eppure, nel caos che ha accompagnato il calcio in questo periodo, in mezzo al quale tutti trovano qualcosa da chiedere o da rivendicare, nessuno pensa a loro: gli abbonati.
Non potranno andare allo stadio perché si gioca a porte chiuse; probabilmente non saranno nelle condizioni di farlo fino all’ultima giornata. E molti di loro, in base a quanto stabilito dalle modalità di cessione della tessera, non hanno diritto ad alcun rimborso, non previsto anche se le gare non si possono disputare o vedere a causa di forza maggiore. Secondo una recente ricerca della Stampa, sono dieci i club che non contemplano la restituzione di un euro, qualunque cosa accada: Juve, Inter, Roma, Atalanta, Samp, Genoa, Brescia, Lecce, Spal e Udinese. Ma anche per le altre dieci società il rimborso è tutt’altro che scontato e automatico. Anzi.
Il ministro Spadafora ha dichiarato che i titolari degli abbonamenti avranno un voucher. Ma da chi? E per farci cosa? Sicuri che i club siano disposti a garantire voucher adeguati, rinunciando a soldi importanti in un periodo così difficile anche per loro?
Qualcuno pensa a sconti per il rinnovo della tessera nella prossima stagione, visto che i tifosi adesso perderanno almeno sei partite in casa, in pratica un terzo di quante ne hanno pagate. Davvero le società ridurranno i prezzi del 30 per cento a chi era già abbonato? Senza contare il fatto che anche il campionato 2020-2021 potrebbe cominciare a porte chiuse. E allora la beffa sarebbe doppia.
Sono pochissime le società che si sono mosse in modo concreto per i propri abbonati: segnali sono arrivati dalla Fiorentina, dalla Spal; qualcosa sta meditando di fare la Roma. I presidenti piangono miseria, i calciatori si lamentano per i soldi e per il caldo, e nessuno o quasi pensa a chi ha investito all’inizio della stagione soldi e passione per la propria squadra. Una vergogna, già.
Stefano Agresti, calciomercato.com