La festa, la sua festa fiorentina non poteva durare il tempo di una serata. Adrian Mutu è tornato al «Franchi,» si è gustato attimo dopo attimo una serata che non immaginava così bella. E poi ha scelto di restare in zona, ripercorrendo un bel pezzo della sua storia, della sua vita. Un hotel in piazza Santa Maria Novella, a due passi dal cuore della città. Anni passati veloci, velocissimi. E oggi quella gustosa voglia di fermare il tempo, e i ricordi. Tornando nei posti del cuore, tornando a casa: «Sì, ho voluto rivedere i posti più belli. Il Piazzale Michelangelo, Ponte Vecchio e poi quel ristorantino dove andavo sempre, lì a pochi passi. A Firenze ero già tornato, ma questa volta me la sono gustata in modo diverso, un po’ da turista, un po’ da fiorentino»
Firenze e Fiorentina. E una partita finita 3 a 3, quella di Marassi contro il Genoa, dove un certo Mutu firmò una tripletta indimenticabile
«Fu un grande pomeriggio. Perdevamo, ci stavano prendendo a schiaffi. Era una partita praticamente buttata via. Poi quel secondo tempo, quella reazione, la voglia di crederci fino alla fine. Per me fu una partita magica. Pensate che Prandelli alla fine della gara mi disse che era stata una delle partite più brutte che avevo giocato. Lui era così, mi stimolava sempre, anche quando giocavo bene. Ma con quel punto andammo in Champions e coronammo una rincorsa straordinaria».
Straordinaria come quel gruppo
«Sì, quello era un vero spogliatoio. Anche rivedendosi oggi, dopo molti anni, si capiscono tante cose. Lo stesso feeling, la stessa voglia di stare assieme. Per la festa dei 90 anni ho avuto questa conferma, che quella squadra era speciale. Partire con quella penalizzazione e finire al quarto posto è stata una impresa. Oggi di quei momenti rimangono tante fotografie, tanti ricordi. Anche sui social network, in questi giorni, abbiamo visto quanti di noi hanno postato immagini di noi tutti assieme. Perché in fondo è come se non ci fossimo separati mai, poche quella magia continua ancora».
Con un condottiero, Cesare Prandelli.
«Siamo stati anche a cena assieme in questi giorni fiorentini, non potevamo non farlo. Spero che ritorni presto su una grande panchina, perché è un allenatore vero e un uomo vero. Di mister ne ho avuti tanti, molti bravissimi. Ma nessuno come lui. Anzi, se volete vi dico di più…».
Prego
«Ho deciso di fare l’allenatore. È il mio prossimo obiettivo. E prenderò lui come esempio. Mi piacerebbe un giorno diventare come lui, partendo dalla gavetta, dai giovani, dai ragazzi».
Magari proprio a Firenze?
«E’ una idea, chissà. Voglio partire dal basso e con Andrea Della Valle abbiamo accennato a questa ipotesi. Ma ci siamo dati appuntamento più avanti, quando tornerò a Firenze. Allenare un giorno i giovanissimi, gli allievi o la primavera viola sarebbe bellissimo. Dipende da tante cose, anche da Pantaleo Corvino che è tornato e che ho trovato davvero molto carico, proprio come Andrea».
A proposito di proprietà, in tanti non hanno digerito l’ultimo calciomercato e le cessioni degli ultimi anni.
«Non voglio parlare di cose che non conosco bene e che non ho seguito a dovere. Dico soltanto che, tutti assieme, cercheranno di portare in alto la Fiorentina. Quel pubblico e quello stadio lo meritano».
A proposito, che effetto le ha fatto tornare in quello stadio e sentire quel coro?
«Il Fenomeno è sempre da brividi. Bellissimo, mi mancava. È stato come tornare a casa. E poi oggi il Franchi è davvero più bello, sono state fatte delle modifiche perfette. Tutto più elegante, tutto più fruibile, guardare la partita dalla tribuna è stato un vero spettacolo. Sono voluto tornare a vedere anche gli spogliatoi dove ci preparavamo alle partite, anche quelli sono migliorati».
Quindi il Fenomeno tornerà presto a Firenze
«Sì, per parlare con calma. Poi vedremo. Intanto è stato stupendo vivere queste giornate. Fatemi soltanto ringraziare ancora una volta i fiorentini per l’accoglienza. Niente è scontato oggi, e quando accadono queste cose fa solo bene al cuore».
Questa l’intervista di Adrian Mutu rilasciata al settimanale della Nazione Violaweek.