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Ferrara: “Pradè ma prima non si lavorava duro? Luiz Henrique rischia di diventare Berardi”
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Ferrara: “Pradè ma prima non si lavorava duro? Luiz Henrique rischia di diventare Berardi”

Redazione

18 Gennaio · 12:32

Aggiornamento: 18 Gennaio 2025 · 12:32

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Il noto giornalista fiorentino Benedetto Ferrara ha commentato sulle pagine della Nazione il momento complicato che sta vivendo la Fiorentina nelle ultime settimane, queste le sue parole:

“Confusione e misteri. La classifica, va detto, non è certo drammatica. Anzi. Quelle otto vittorie filate hanno permesso di mettere da parte un bel gruzzoletto di punti. Il rischio è quello di sperperarli nel giro di poche settimane. La strada intrapresa sembra questa, ma c’è sempre un modo per rimettersi in carreggiata. Iniziando da subito, però. Altrimenti si rischia lo psicodramma. Meglio evitare. Gli ultimi risultati fanno piangere, a Monza il punto più basso. Poi ci sono le parole forti del diesse, che nel gioco delle parti è diventato il poliziotto cattivo. Squadra sotto accusa. Se qualcuno ha mal di pancia lo dica. E la cura, a occhio, non sono i fermenti lattici ma una immediata cessione.

Poi c’è il lavoro, parola abusata in caso di buio. Lo soffia il tecnico, lo urla Pradè: da oggi si lavora duro. Domanda: perché prima no? Cosa accadeva, pensavano davvero di essere tutti fenomeni che non hanno bisogno di allenarsi duramente per ottenere risultati? A parte il fatto che anche se sei Messi ti devi allenare altrimenti non fai più il Messi, cosa sta accadendo dentro questo spogliatoio? L’impressione è che la mutazione genetica non sia stata gestita un granchè bene un po’ da tutti. La vecchia guardia saluta il Viola Park, a parte Biraghi, in attesa di offerte. L’ex capitano però è fuori rosa: c’è ma è come se non ci fosse e viceversa.

Tutto normale? Mah. E perché dopo settimane di sorrisi e di sogni luminosi all’improvviso nello spogliatoio si sarebbe diffuso un virus gastrointestinal/esistenziale capace di depotenziare un gruppo che stava facendo così bene? Le ipotesi sono molte: realistiche, fantascientifiche, probabili e improbabili. La sensazione è che siano state azzerate le vecchie gerarchie ma di quelle nuove nemmeno l’ombra. Momentaccio, insomma. Coi soliti misteri irrisolti: un fantasista islandese che vaga per il campo con lo sguardo di un bimbo che si è perso chissà dove, un difensore croato costato un botto e mai visto in campo, un allenatore che fa cose, monta e smonta moduli, lancia un giovane difensore argentino titolare contro la prima in classifica esponendolo a una figura non proprio esaltante, perché poi nel calcio rischi di restare impresso nella memoria per un unico errore (plateale) dentro una partita che avevi giocato discretamente.

E mentre tutti si aggrovigliano intorno al soliti numeri (difesa a tre o a quattro, centrocampo a due o a tre), La società fa mercato. E fa bene, anche se forse è un po’ superficiale pensare che sia quello a risolvere tutti i problemi. Però è giusto mettere a posto le cose e rinforzare la rosa. Per un Folorunsho già in gruppo, c’è un Luiz Enrique che rischia di diventare il nostro Berardi del Sud America. Speriamo bene. Insomma, intanto ricominciamo a vincere. Non eravamo fenomeni, non siamo così scarsi. E la classifica ancora sorride. Facciamo in modo di ricambiare con un bel sorriso”

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