E se tiri le somme scopri che, al netto di verità/ovvietà del tipo “Ogni partita è come una finale” e “Non esistono partite facili”, il cammino di sicuro si è fatto meno complicato. Juve e Napoli fuori, adesso per la Fiorentina c’è l’Atalanta (al Franchi il 27 febbraio, a Bergamo il 24 aprile), una doppia sfida difficile ma non certo impossibile per questa squadra esplosa in un gennaio freddo e pieno di gol.
L’arrivo di Muriel ha sconvolto il gioco, spinto Chiesa verso la porta, dato un senso al contropiede, che non fa prigionieri. Velocità, tecnica, reattività e autostima di gruppo moltiplicata all’ennesima potenza.E d’altra parte la famiglia padrona sta cercando di mettere in bacheca qualcosa di serio, quello che non è mai arrivato durante la loro gestione, che comunque ha avuto i suoi momenti felici.
Una finale di Coppa Italia e due semifinali europee. La Fiorentina ci ha provato, ma adesso torna un’occasione d’oro e dentro lo spogliatoio cresce la voglia di crederci fino in fondo, perché un’occasione così capita di rado. E questa Coppa sistemata in fondo, al netto del dover sempre ricordare che la strada non è facile, resta comunque qualcosa di concreto da provare ad afferrare.
I tifosi hanno sete di festeggiamenti, i giocatori smaniano per alzare al cielo qualcosa che luccica, Firenze di aggiungere alla sua storia un ricordo indelebile. Ci sarà da lottare. Ma sarà, comunque, bellissimo.
La Repubblica