Quando a 8 anni gli regalarono la maglia viola di Picchio De Sisti, nato il 13 marzo come lui, Carlo Conti giurò amore eterno alla Fiorentina. E la passione non si è mai smarrita, nemmeno tra i mille impegni lavorativi che lo rendono uno dei volti più familiari della tv italiana. Domani sera tornerà su Rai 1 con la dodicesima edizione del Tale e Quale Show e sarà chiamato a guidare un undici (di concorrenti) davvero particolare.
Parliamo allora della Fiorentina di oggi.
«Io sono un semplice tifoso e cerco di non pensare troppo a moduli e tattiche. Sostengo la Viola gioca bene e quando gioca male. Certo, se fa una grande prestazione e vince, come è successo tante volte lo scorso anno, sono più contento, ma la tifo sempre e comunque. A Firenze siamo un po’ criticoni, storicamente ci dividiamo sempre su tutto, dai tempi di Guelfi e Ghibellini… Non si può la settimana prima osannare e quella dopo distruggere, io sono per una via di mezzo».
Italiano le piace?
«Molto, l’anno scorso ha fatto un capolavoro insieme alla società e ai giocatori, non si può sostenere che improvvisamente non è più bravo. Serve del tempo e sarà fondamentale questa fetta di campionato che va dalla prossima giornata alla sosta per il Mondiale. Al termine di questo ciclo di partite così concentrate potremo fare dei bilanci, anche sulla coppia d’attacco Jovic-Cabral che è ancora una scommessa e che spero davvero si possa sbloccare al più presto».
Torniamo alla sua squadra del cuore. Si parla tanto di un possibile ritorno di Batistuta a Firenze come dirigente, lei che ne pensa?
«Bati è una bandiera della Fiorentina ed è meraviglioso come la maglia e la città gli siano rimaste appiccicate addosso: è un amore reciproco. Ed è anche bello che lui sia disponibile ad aiutare il team. Soltanto la società può però sapere se, come, quando e in quale ruolo può essere necessario il suo innesto».
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