Batistuta presto compirà cinquant’anni, ne dimostra 40, ma parla da saggio. Le gesta di Bati si tramandano nelle generazioni viola assumendo i contorni del mito. «Godo dell’affetto che sento, raccolgo quanto seminato giocando».
Gabrielè a Firenze per girare scene del docufilm “El nùmero nueve”.
«Comincio solo ora a capire perché i tifosisi arrabbiarono quando andai alla Roma: questione di sentimenti profondi. Ma ero un professionista, cercavo altrove qualcosa che avevo inseguito a Firenze. Ora comprendo. Ed è valsa la pena rompermi le caviglie per questo amore».
E dire che l’impatto con Firenze non fu positivo
«La prima impressione fu pessima. In Argentina tutto ciò che è antico lo buttano giù per farlo nuovo. E qui era tutto vecchio. In un paio di mesi ho cominciato ad apprezzare e infine amare la città. E capire i fiorentini».
Adesso è cittadino onorario. E sabato sa chi gioca?
«Fiorentina-Roma, lo so. Il regista (ride, ndr) vorrebbe che andassi allo stadio. Vediamo. Due città nel mio destino. La prima volta che arrivai in Italia per giocare al Viareggio atterrai a Roma. Vidi un cartello con scritto ‘Roma’ e mi ci feci una foto festeggiando. Nel giorno di pausa andai a Firenze. Sa cosa c’era? Fiorentina-Roma. Meno di due anni dopo giocavo in viola. Poi vinsi uno scudetto a Roma, festeggiando davvero davanti a quel cartello come per chiudere un cerchio».
Sabato chi vince?
«A me fa piacere quando vincono entrambe. Tifo Fiorentina ma non voglio mai il male della Roma. Mi hanno accolto bene, ho passato due anni bellissimi. I romani sanno che a Firenze sono a casa, lo rispettano e mi sento in armonia».
Totti fa il dirigente. Le sarebbe piaciuto farlo a Firenze?
«Si, ci tenevo, ma mi sono messo l’anima in pace. Era solo un mio desiderio e non ho niente contro il club, anzi. Purtroppo sono fuori dai loro piani ma non per questo sono cattivi. Nel frattempo ho seguito il corso da allenatore. Ho avuto offerte dal Sudamerica e dalla Francia. Ma non sono pronto».
Consiglierebbe a Chiesa di rimanere alla Fiorentina?
«A Firenze mi sentivo vivo, ma ognuno è fatto a modo proprio. Deciderà lui».
La Gazzetta dello Sport