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Trent’anni fa la finale di Coppa Uefa. Il sogno della Fiorentina spezzato dall’arbitro Aladren. Il racconto
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Trent’anni fa la finale di Coppa Uefa. Il sogno della Fiorentina spezzato dall’arbitro Aladren. Il racconto

Redazione

2 Maggio · 13:56

Aggiornamento: 2 Maggio 2020 · 15:31

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di Marco Collini

Era il 2 Maggio 1990′ e la Fiorentina allenata da Bruno Giorgi prima e da Graziani dalle semifinali, si era issata fino alla finale di Coppa Uefa. Avversario quel giorno la storica rivale, la Juventus. Proprio lei che stava per acquistare il gioiello più prezioso di casa viola, Roberto Baggio.
I viola in campionato navigano nelle zone bassissime di classifica, in europa però si trasformavano in supereroi. L’andata fu giocata al vecchio Comunale di Torino. Dopo il gol a freddo del mediano bianconero Galia al 4′ minuto, i viola pareggiano con gol dell’ex Renato Buso. Proprio lui che era arrivato in riva all’Anno come acconto nell’affare Baggio. La Fiorentina ebbe la partita in pugno per oltre un’ora, mancando in maniera grossolana 4-5 palle-gol incredibili. Fino al gol di Casiraghi, viziato da un enorme fallo di quest’ultimo su Celeste Pin. Colpo di grazia fu il gol di De Agostini con papera di Landucci. Nel tunnel si dice successe di tutto, coi giocatori viola giustamente imbufaliti con l’arbitro spagnolo Soriano Aladren. Il quale a Forenze fu rinominato “Aladron”. E quella frase di Casiraghi “Noi siamo la Juve e voi no..”. In queste righe è riassunto quel giorno, in quella “sporca” finale.

Quindici giorni dopo l’ingiustizia si ingrandì ulteriormente. La Fiorentina costretta al secondo livello di campo neutro. Dopo Perugia per ragioni di ammodernamento del Comunale, la Uefa spostò il campo di casa ad Avellino. Proprio nel feudo del tifo bianconero, un affronto senza fine. I tifosi viola raggiunsero in massa la Campania lo stesso, ma non bastò a riportare la coppa continentale. La sfida finì con uno scialbo 0-0 coi viola usciti becchi e bastonati. Di lì a poco Baggio andò alla Juve, questo scatenò la guerriglia davanti alla sede viola. Per finire la cessione della società da parte dei Pontello fece da contorno a quella maledetta doppia finale.

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