Stefano Pioli ha indicato la strada: «Non possiamo più permetterci, io per primo, di sprecare energie pensando a quel che è stato o poteva essere. Tutti adesso dobbiamo ragionare così in Fiorentina, dobbiamo guardare avanti e lavorare sodo per cercare di costruirci il nostro futuro».
Vero, mica facile però in un simile clima di incertezza che avvolge società, organico, prospettive. Il tecnico viola finora è stato bravo a rammendare una squadra che sta perdendo pezzi, ben diversa da quella di giugno quando lui è stato ingaggiato. Via Gonzalo Rodriguez, Borja Valero, Bernardeschi, Ilicic, a breve via pure Vecino e Kalinic, a rischio anche Badelj in scadenza nel 2018, con la valigia pure Tatarusanu. In tutto 8 titolari.
C’è chi lo chiama rinnovamento, di sicuro è un maxi esodo. Che sta mettendo a dura prova la pazienza finora encomiabile di Stefano Pioli («Mi auguro che certe situazioni si risolvano presto e avere entro 15 giorni la rosa al completo. Perderemo altri giocatori importanti, spero ne arrivino altri» ha detto tornando da Moena) e ha esaurito da tempo quella dei tifosi.
Consumate la rabbia o la delusione per di chi se n’è andato – quanto sono lontani i tempi di Baggio e Batistuta – al popolo viola preme soltanto vedere come verranno investiti i milioni delle cessioni, 100 e più con quelle di Vecino e Kalinic. Nell’attesa Firenze congela gli abbonamenti (a ora solo qualche migliaio) e aspetta al varco la società.
Oggi arriva il mediano Veretout, ex Aston Villa, entro giovedì il centrocampista offensivo Eysseric ex Nizza (investimento complessivo di 11 milioni, 4 anni di contratto per entrambi). Ma s’attendono almeno altri cinque colpi: un centrale esperto, due esterni, due attaccanti. Corvino da domenica è a Milano: Paletta e Acerbi, Simeone e Zapata, Nestorovski e Politano, Nkunku e Laxalt, Knezevic e Vilhena, Jesè e Gumus i nomi in agenda. E non solo. Il tempo però stringe e Pioli freme.
Gli ultrà della Fiesole hanno stretto un patto con lui e i giocatori: massimo sostegno se tutti onoreranno la maglia. Ma con la proprietà e la società – vedi i cori e gli striscioni di queste settimane – la frattura resta profonda. I Della Valle, assenti in ritiro per la prima volta dopo sei anni, sono sempre pronti a cedere il club come annunciato a fine giugno. 250 milioni la valutazione che però ad ora ha raffreddato possibili avance americane o cinesi alla luce anche delle cessioni dei big e del progetto del nuovo stadio ancora lontano dall’essere esecutivo. Insomma mai come adesso in questa Fiorentina di doman non c’è certezza.
Tuttosport