E’ una storia di addii, tradimenti, risatine e cattivi pensieri. E poi di milioni, distribuiti un po’ a tutti: società, agenti, giocatori. Ma non ai tifosi, ovvio, gli unici che poi ci soffrono e faticano a dimenticare. L’amore è così, ti sbuccia il cuore e a volte te lo fa a pezzettini. Non sempre, sia chiaro, perché c’è sentimento e sentimento. Da Roberto Baggio a Federico Bernardeschi, due numeri dieci dal paragone impossibile. Un divino per sempre e un onesto talento ancora da decifrare. In comune il destino bianconero, la tana lussuosa del nemico. Per il primo una città scese in piazza, per il secondo non ha pianto nessuno e semmai il problema era cosa farne di tutti quei soldi.
Perché oltre al confronto tecnico improbabile, c’è un calcio che ha deciso di organizzarsi in modo tale che i ricchi restino ricchi e gli altri si accontentino di quello che hanno. E al tifoso alla fine non resta che divertirsi a sfottere il fuggiasco, anche perché in questo caso non è nemmeno difficile, a cominciare dai certificati medici a go go, quelli che parlavano di problemi intestinali. Beh, troppo facile. E così nei meme che girano sui social c’è di tutto. Le panchine di Bernardeschi in bianconero lo hanno trasformato in un testimone di Geova che ferma i passanti per strada e in un pensionato ai giardinetti che sfama i piccioni. (…)
Certo, Baggio era un’altra storia da tutti i punti di vista, e la celebrazione del suo addio si manifestò in quel rigore mai calciato e quella sciarpa viola raccolta dopo la sostituzione. Ma quello sì che era amore: erano lacrime, lacrimogeni e rabbia. E comunque un viola che va alla Juve può dare le sue soddisfazioni, tipo il pacco Felipe Melo, roba da corteo sul viale dei colli. E Neto? Sognava di essere il nuovo Buffon e invece Buffon gioca ancora e comunque il dopo non sarà mai roba sua. Ora il brasiliano difende la porta del Valencia e per tornare a giocare ci ha messo comunque due anni. Piccole soddisfazioni del tifoso tradito. (…)
Benedetto Ferrara, La Repubblica