Che fare con Jovic? Messa così suona male. Cerchiamo allora un’altra strada: come far rendere di più Jovic? E ancora: davvero a gennaio la Fiorentina – come hanno sostenuto in Spagna – sarebbe intenzionata a cercare un’altra squadra per il centravanti? Non risulta. Anzi è stato proprio Jovic, negli ultimi giorni, a confermare a Italiano la propria volontà: dimostrare di essere un giocatore top. In sostanza, la dichiarazione è stata questa: non mi muovo da qui, ho scelto Firenze.
La speranza di Jovic è ovviamente quella di avere più occasioni a disposizione e anche di acquisire una forma migliore. In un modulo leggermente diverso, liberandosi dalla sindrome del centravanti poco servito? Possibile e del resto ieri Italiano – parlando a margine della premiazione del ’Nereo Rocco – ha fatto capire che qualcosa potrebbe cambiare nell’assetto tattico. Ma perché mai, poi la Fiorentina avrebbe dovuto cedere Jovic a gennaio?
Sembrava curioso per almeno due motivi, anzi tre: 1) Il centravanti è arrivato a costo zero dal Real Madrid e sarebbe stato singolare, anche dal punto di vista finanziario, rinunciare alla possibilità di valorizzare un investimento così favorevole. Che tipo di centravanti, poi, sarebbe stato disponibile a gennaio? 2) E’ stato il manager Ramadani a rendere possibile questa operazione e siccome è anche il procuratore di Italiano si suppone che la scelta sia stata concordata, o almeno funzionale alle richieste dell’allenatore: cosa sarebbe successo, di irreparabile, per ammainare subito bandiera bianca? La risposta è: niente. 3) C’è oltretutto un mondiale di mezzo, Jovic lo giocherà con la Serbia e il calcio è un fantastico mondo pe rilanciare sogni e giocatori verso quotazioni impensabili.
Di sicuro Jovic ha avuto più difficoltà del previsto e la scorsa estate a Moena, quando fu intervistato da Sky, avrebbe dovuto maneggiare con maggiore cura la risposta a una domanda scivolosa: «Quanti gol vorresti segnare?». Luka rispose ingenuamente: 30. Già che c’era – nel segno dei sogni estivi – avrebbe potuto spingersi a 40. Fatto sta che anche quel paragone molto fantasy ora stona, sicché Jovic in una intervista successiva ha dovuto precisare: «Mai promesso che avrei segnato 30 gol, era solo una speranza». Insomma, quando le cose non funzionano, anche le parole di 70 giorni prima possono avere un peso specifico. Ma prima o poi il vento girerà. Lo scrive La Nazione.