
Questa è la storia di un gruppo di giocatori che ha vissuto intensamente. Magari troppo per le proprie possibilità, avendo ignorato ogni fatica durante il galoppo che da febbraio in poi lo ha lanciato verso le due famose finali, 62 anni dopo l’ultima volta. Quindi, un’impresa straordinaria. Tutti d’accordo però sul fatto che il gruppo debba essere potenziato, l’usura e la delusione per le due sconfitte contro Inter e West Ham hanno lasciato una scia incancellabile e la sensazione che più di quello non si potesse ottenere: servono dunque un centravanti funzionale per il gioco di Italiano, un portiere più decisivo dell’affidabile ma quasi mai determinante Terracciano, un forte difensore centrale o anche due se dopo Igor partirà anche Quarta (fra i più spaesati a Belgrado), un centrocampista abile nelle due fasi se non ci fida abbastanza di Castrovilli, che rischia di svincolarsi a zero.
Meglio, poi, se il gruppo degli esterni sarà rinforzato da un giocatore che ha nelle sue corde un discreto numero di gol perché sennò si torna lì, tanto ruminare e poi pochi che la buttano dentro. Sono almeno 5 i buoni giocatori da individuare il ruoli-chiave, perché dopo due stagioni così serrate il vero salto di qualità passa da un rinnovamento mirato per uno scopo che deve essere chiaro, se ci si crede: sostenere l’idea ambiziosa di un gioco che l’allenatore ha dimostrato di voler proporre sempre, contro chiunque e su qualsiasi campo. Con vantaggi e rischi connessi. Lo scrive La Nazione.
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