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Luca Toni non ha dubbi: “Anno bellissimo al Bayern ma alla Fiorentina ho vinto la scarpa d’oro”
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Luca Toni non ha dubbi: “Anno bellissimo al Bayern ma alla Fiorentina ho vinto la scarpa d’oro”

Redazione

4 Giugno · 20:07

Aggiornamento: 5 Giugno 2022 · 09:15

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L’ex centravanti della Fiorentina Luca Toni ha parlato al Corriere di Bologna, queste le sue parole:

Dalla serie A alla Nazionale, la sconfitta di Wembley contro l’Argentina ha raccontato di un’Italia in grande difficoltà
«Purtroppo stiamo facendo molto fatica, l’Argentina è un dream team, onestamente sono di un’altra categoria. Dovrà essere bravo Mancini, che è stato straordinario nel corso dell’Europeo vinto, nel riportare entusiasmo: c’è tanto lavoro da fare».

Se pensiamo al 2006 quando lei vinceva il Mondiale, aveva come compagni di reparto Inzaghi, Totti, Del Piero, Gilardino, Iaquinta e mancava Vieri per infortunio. Oggi invece le soluzioni offensive sono ridotte all’osso, con calciatori di caratura decisamente inferiori e segnamo col contagocce.
«Indubbiamente parliamo di qualità diverse, in quell’ Italia segnavamo tutti tra i 20 e i 30 gol a stagione: eravamo un grande gruppo, pieno zeppo di campioni. Oggi patiamo nel trovare la via della rete, ma non mi riferisco tanto alla gara giocata con l’Argentina, ma allo spareggio con la Macedonia del Nord. Lì, abbiamo toccato davvero il fondo. E poi c’è un qualcosa sui cui riflettere».

Di che cosa si tratta?
«Del fatto che spesso i nostri calciatori non sono abituati a calcare i grandi palcoscenici, oramai non portiamo più una squadra nemmeno ai quarti di Champions. E quando non sei abituato a vivere certe serate e ad affrontare certi avversari, prima o dopo paghi dazio».

Partito da lontano, guadagnandosi la pagnotta, ha poi vinto un Mondiale e giocato in grandi club: possiamo dire che il Bayern Monaco sia stato l’apice della sua carriera?
«Indubbiamente gli anni il Bayern sono stati bellissimi, e il club è di una levatura altissima e lo ha dimostrato imponendosi anno dopo anno, un’eccellenza a livello europeo e non solo. Ma sarebbe sbagliato ricordare solo gli anni del Bayern, perché nel calcio che conta ho segnato 50 gol in due stagioni a Palermo, ho vinto la scarpa d’oro alla Fiorentina, ho giocato con la Juventus e con la Roma, andando vicinissimo a vincere lo Scudetto (era il 2010, ndr) nell’anno del triplete dell’Inter».

E a Verona, per chiudere alla grande la carriera, ha vinto la classifica dei marcatori a 38 anni.
«Verona è una piazza particolare, che non si lega ai giocatori ma quasi sempre solo alla maglia e ai propri colori. Quando ho lasciato, mi hanno dedicato uno striscione con scritto “Toni vicesindaco”, una carica importante (a Verona il “sindaco” dalla tifoseria gialloblù è ritenuto Elkjar, protagonista principale dello scudetto scaligero), un attestato di stima che non ha ricevuto praticamente mai nessuno nella storia del Verona. E pensare che quando sono arrivato mi cantavano il coro “chi è questo signore?”: è nato un feeling incredibile, e segnare tutti quei gol a 38 anni è stato un qualcosa d’indescrivibile».

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