Questo l’articolo di Angelo Giorgetti sulla “Nazione” questa mattina che parla di Nikola Kalinic
Il bomber croato è tornato in paese e a volte perfino in città, essendosi finalmente popolata la Fiorentina in attacco. Che deserto, prima del cambio di modulo: Kalinic aveva segnato subito contro la Juve (assist da calcio d’angolo) e ha ritimbrato dopo 40 giorni, più modestamente in casa contro il Qarabag.
Poi la bulimia improvvisa, ma non casuale: due reti in coppa a Liberec e tre a Cagliari, prima del gol decisivo a Bologna. Sette volte su otto Kalinic ha segnato fuori casa, un record di freddezza andato in onda anche la scorsa stagione quando mise lui il timbro un pò ovunque, Da Roma a Milano addirittura con una tripletta. Insomma, non è un caso che il killer d’esportazione massimizzi la propria abilità quando servono blitz in campo nemico: parla la storia calcistica di Kalinic (anche in Inghilterra e in Ucraina) e questa impermeabilità al sentimento sembra una dote per uno che vive di gol. Anche se per troppo tempo, quando la Fiorentina si è incartata nell’orizzontalità, Kalinic è stato suo malgrado costretto a disperdere quasi tutto il suo talento predatorio, con un movimento continuo per costruire raccordi e sponde spesso inutilizzabili.
Per troppe partite Kalinic non è stato un centravanti, ma piuttosto wrestler-maratoneta, una specie di Iron Man del calcio: e che figurucce, sotto rete, quando invece della freddezza Nikola mandava in onda guizzi un po’ goffi.
Poi il cambiamento di Paulo Sousa, finalmente si è deciso di mandare in pensione il 3-4-2-1: certo che l’allenatore non ammetterà mai questa svolta, oppure sì, resta il fatto che il risveglio di Kalinic è coinciso con il cambio di passo della squadra, più attrezzata a sviluppare un gioco diverso da quello abbondantemente conosciuto. Palloni giocabili, meno necessità di recuperarseli da solo, più esseri umani con la maglia viola nei paraggi, magari nel ruolo giusto per sfruttare le proprie caratteristiche. Così Nikola, il killer da esportazione, ha ripreso a fare il suo mestiere fuorimano. Nessuno come lui, in serie A.