26 Aprile 2024 · Ultimo aggiornamento: 23:39

Labaro viola: il mondo viola minuto per minuto
Il racconto di Socrates, il dottore viola. Uno dei più forti di sempre ma con poca voglia di lavorare a Firenze
Approfondimenti

Il racconto di Socrates, il dottore viola. Uno dei più forti di sempre ma con poca voglia di lavorare a Firenze

Redazione

4 Dicembre · 17:34

Aggiornamento: 4 Dicembre 2017 · 17:34

Condividi:

Nel 1984 arriva a Firenze il “Tacco di Dio” ovvero Socrates, uno dei più forti di sempre, ma anche una delle più grandi delusioni subite dalla Fiorentina nella sua storia. Alto, elegante, Nazionale brasiliano, soprattutto grande colpitore di tacco: quando venne annunciato il suo acquisto i tifosi della Fiorentina vissero il classico sogno estivo di trionfi e Scudetto.

In effetti le credenziali del “Dottore” (soprannome legato alla Laurea in Medicina che arricchiva il suo già ricco curriculum) erano di prim’ordine: 3 titoli del campionato paulista con il Corinthians, titolare fisso della Nazionale verdeoro (quella del 1982 dove giocavano gente come Zico, Falcao, Cerezo, per alcuni la più forte Nazionale brasiliana di tutti i tempi), piedi raffinati, ottima visione di gioco, apprezzabile propensione al gol.

Quello che i tifosi non potevano sapere era che Socrates non aveva la benché minima voglia di sbattersi e sudare dietro un pallone. Eppure già le sue prime parole da giocatore viola giunto all’Aeroporto di Fiumicino appaiono decisamente profetiche: «Non tengo tanto a essere un campione di calcio quanto uomo democratico, anzi un brasiliano democratico». Sembra quasi dire: non vengo qui per lottare su ogni pallone con il coltello fra i denti, ma giocando a modo mio, ai miei ritmi. Non a caso alla fine della sue esperienza italiana, dirà che «Da quel che ho visto, la societa’ più adatta a me sarebbe stata la Cremonese: non e’ una battuta, e’ simpatia per un ambiente». Non proprio il massimo dell’ambizione, insomma.

Il “Dottore” non sopportava allenamenti e ritiri, ma in compenso fumava almeno un pacchetto di sigarette al giorno, amava bere birra (si racconta che spesso, al termine degli allenamenti a Firenze, ne caricava in auto alcune casse), tirare tardi la sera e discutere soprattutto di politica. Nel Corinthians aveva infatti instaurato un regime di autogestione della squadra passato alla storia come “Democracia Corinthiana”, secondo cui i giocatori partecipavano a tutte le decisioni e all’occorrenza mandavano in ritiro l’allenatore (o anche a quel paese). Una mentalità decisamente ingombrante e impossibilile da attuare in Italia.

In effetti il grande amore con la squadra e la città di Firenze non scoppia mai: Socrates chiede di essere esentato dai ritiri, si lamenta della durezza della preparazione e in campo raramente giostra all’altezza della propria fama, per lo più dando l’impressione di venire travolto, col suo incedere compassato, da eventi agonistici ed atletici di un altro pianeta. Il suo look da descamisados, le sempre incessanti chiacchiere sui problemi del mondo con la sigaretta in mano, le abitudini di vita non esattamente da atleta gli sarebbero state probabilmente perdonate se all’impegno civile Socrates avesse accompagnato quello sul campo. Insomma, stiamo parlando di un personaggio scomodo e poco propenso e sacrificarsi in nome della maglia.

Arrivato a Firenze a carriera già in declino, non riuscì ad abituarsi al nostro campionato e gettò la spugna rapidamente: a fine stagione fu quindi rispedito in Brasile. Giocò ancora (poco) con Flamengo e Santos e ai Mondiali del 1986 contribuendo con un rigore sbagliato all’eliminazione della Selecao nei quarti contro la Francia. Dopo essersi ritirato nel 1988, ha iniziato la carriera di commentatore sportivo, oltre ad incidere un disco, a fare l’impresario teatrale e ad avvicinarsi anche alla politica.

Nel Novembre del 2004 tuttavia, tornò sorprendentemente in campo per un mese (ma pochi minuti in campo in una sola gara) con il Garforth Town, dilettantistica squadra inglese di un paesino vicino Leeds, in Inghilterra, di cui fu anche allenatore (con risultati quasi ridicoli). Ma a 14 anni dal ritiro ormai di birra, in corpo, aveva solo quella delle sue adorate lattine. Tuttora continua a studiare per specializzarsi in medicina sportiva e in giornalismo e partecipa a corsi per diventare allenatore. Anche da studente, come da calciatore del resto, ha dimostrato di non avere certo fretta.

Terminata la carriera, è stato soprattutto commentatore di calcio e columnist di un noto settimanale, Carta Capital. E’ morto all’età di 57 anni la mattina del 4 dicembre 2011 a San Paolo, dopo il terzo ricovero d’urgenza in pochi mesi.

«Sono proprio quello che sapete, che scrivete, che pubblicizzate»
(Socrates, centrocampista Fiorentina, il giorno del suo arrivo in Italia all’Aeroporto di Fiumicino)

«Se gioco centrocampista posso arrivare a far gol, se gioco piu’ avanti e’ difficile che arrivi in porta»
(Socrates, centrocampista Fiorentina, durante la presentazione)

«Sono medico generico. Qui vengo come calciatore. Se poi posso approfondire i miei studi, tanto meglio»
(Socrates, centrocampista Fiorentina, durante la presentazione)

«Un fuoriclasse fa sempre comodo specie se gioca a tuttocampo come un Socrates, che fa anche i gol. E’ uno fra i tre-quattro migliori giocatori del mondo e con la sua presenza avro’ una maggiore tranquillita’ qualora Antognoni non dovesse recuperare entro settembre, cioe’ all’inizio del campionato»
(Giancarlo De Sisti, allenatore Fiorentina)

«Mi ha fatto un’impressione molto buona, e’ un uomo concreto, si sente gia’ inserito nell’ambiente sebbene viva a Firenze da pochi giorni»
(Giancarlo De Sisti, allenatore Fiorentina)

«Sono qui per lavorare, e io lavoro per vincere. Nel Corinthians sono stato il vicecapocannoniere con 22 gol: nella Fiorentina prometto un buon numero di centri»
(Socrates, centrocampista Fiorentina)

«Non mi considero come Zico e Maradona che hanno doti individuali eccelse. La mia qualita’ e’ mettermi al servizio del collettivo, ma per farlo debbo convincere gli altri che sono utile. Sento ora che c’è’ risposta»
(Socrates, centrocampista Fiorentina)

«Il mio fisico non era abituato a questi allenamenti cosi’ intensi e soprattutto non avevo mai corso ad alta quota. In Brasile i sistemi sono nettamente diversi. Si va in forma giocando. Non esistono i ritiri, non esistono questi periodi massacranti di preparazione atletica»
(Socrates, centrocampista Fiorentina)

«In assoluto, nessuno puo’ discutere il talento di Socrates, che sono convinto pian piano andra’ sempre meglio»
(Eraldo Pecci, centrocampista Fiorentina)

«Socrates e’ un grande giocatore che non si e’ espresso completamente perche’ la squadra non era attrezzata in modo da valorizzare le sue doti. Il 1986, ne sono certo, sara’ il suo anno»
(Ranieri Pontello, Presidente Fiorentina)

«C’e’ poco da fare: in Brasile non hanno soldi per riprendermi»
(Socrates, centrocampista Fiorentina)

«Debbo dire in tutta onesta’ che avrei faticato in qualsiasi squadra»
(Socrates, centrocampista Fiorentina)

«Me ne sono andato soprattutto per nostalgia»
(Socrates, centrocampista Flamengo)

«Ho sempre fumato pur sapendo che fa male, cosi’ come amo bere birra. Oggi come allora. Ma il calcio e’ uno sport collettivo e non serve che tutti corrano. Ci sono quelli che corrono e quelli che pensano»
(Socrates)

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Testata giornalistica | Autorizzazione Tribunale di Firenze n.6004 del 03/11/2015
Edimedia editore | Proprietario: Flavio Ognissanti | P. IVA: IT04217880717

© Copyright 2020 - 2024 | Designed and developed by Kobold Studio