«Per essere grandi, per raggiungere livelli importanti con la Fiorentina ci vogliono idee così», disse Diego Della Valle quella mattina.
Era il 19 settembre del 2008, il sindaco di Firenze era Leonardo Domenici e il governatore della Toscana era Claudio Martini, il terremoto giudiziario di Castello alle porte e il lungo avvicinamento alle elezioni che avrebbero cambiato la storia della città, le amministrative del 2009, era ormai iniziato. Il patron viola quel giorno radunò politici, architetti e imprenditori in un sontuoso salone del Four Seasons e per la prima volta svelò alla città quell’idea un pò così: non solo il nuovo stadio ma una mega cittadella viola con museo, parco a tema, centro commerciale. Il plastico di Fuksas stupì Firenze. La politica disse sì a quello scatto nel futuro.
A una svolta per la squadra e per la città. La nuova era sembrò vicina. Poi come dice una nota legge di Murphy tutto quel che poteva andare storto è andato storto e dieci anni dopo quell’«idea così» è ancora tale. Un’idea. Un sogno.
Comune e Fiorentina continuano ad essere distanti. Forse i tifosi hanno persino smesso di sognare: il futuro che continua a non arrivare ormai sa di stantio. Datemi 80 ettari e vi farò sognare, sembrò dire Diego quella mattina col pensiero rivolto all’area di Castello. La promessa del sogno contagiò fiorentini, tifosi, siti internet, i giornali raccontarono con clamore la temeraria scommessa viola. «Mi impegnerò ad avviare la realizzazione di questo progetto», reagì Domenici, sindaco di Firenze.
Difficile pensare che in quel momento il proprietario della Fiorentina e il sindaco, al netto di ogni prevedibile, verosimile strategia, potessero anche solo temere che dieci anni dopo quell’idea non avrebbe fatto alcun concreto passo avanti. Castello nel frattempo è stata sequestrata, dissequestrata, venduta. Il progetto del nuovo stadio ha in questi 3.650 giorni cambiato architetto (non più Fuksas ma Rolla-Arup), dimensioni, caratteristiche e location. Da Castello alla Mercafir dopo essere transitato, in un risiko tutto virtuale, da Sesto, Scandicci, Mantignano.
Sono passati altri due sindaci: Domenici, Renzi, Nardella. Un filo rosso lega questi 10 anni: il rapporto mai facile tra Comune e Della Valle: liti e vertici, accuse e pompose strette di mano, presentazioni in mondovisione e lunghe ere di freddezza. Cambi di programma, nuove ambizioni, marce indietro. Un infinito gioco del cerino.
È una storia fatta di ipse dixit clamorosamente disattesi. L’inchiesta di Castello mette in seria crisi l’ipotesi di un’edificazione del nuovo stadio nei 160 ettari di Ligresti già a inizi 2009. Renzi sindaco però ancora crede di poter proseguire con la suggestione dello stadio nuovo a Castello. «Do due anni ai politici per la cittadella» è l’ultimatum di Ddv datato 3 aprile 2009. A un certo punto si mette di mezzo pure il nuovo presidente della Regione Toscana Enrico Rossi imponendo nuovi vincoli a Castello.
Della Valle, 10 ottobre 2010: «Basta, capitolo chiuso». E poi qualche mesedopo: «La Fiorentina può giocare anche fuori città». Inizia a farsi strada l’idea Mercafir, in viale Guidoni: mercato da una parte, stadio dall’altra. Arriva la variante. È una fase confusa. Della Valle a Moena, agosto 2013: «Alla Mercafir la cittadella e lavori di restyling veri al Franchi».
Renzi, 1 agosto 2013: «Lo stadio? La vedo dura». Dalla trasferta di Dnipropetrosk Cognigni a ottobre 2013 rilancia il modello Juve: cittadella da una parte, stadio dall’altra. Poi la svolta: i Della Valle chiedono tutta l’area Mercafir e Nardella gliela concede impegnandosi a spostare il mercato ortofrutticolo. Il sindaco il 19 luglio 2014 appena eletto va a Moena e spara: «Pronti a costruire tra 7 mesi grazie alla norma che ho fatto io da parlamentare». «Stadio pronto nel 2018» insiste il 23 settembre 2014 Nardella. Nel 2017 la presentazione ufficiale del progetto in Palazzo Vecchio.
Da allora solo proroghe e bracci di ferro. Dieci anni di illusioni. In attesa di un sogno. Buon compleanno stadio.
Ernesto Ferrara, La Repubblica