Roberto D’Aversa, tecnico dell’Empoli, in un’intervista al Corriere dello Sport, ha parlato della situazione degli arbitri in Serie A e dei “rigorini” assegnati nonostante l’aiuto del Var. Queste le sue parole
«Giusto che si faccia se ci sono le condizioni, altrimenti meglio evitarla, però è un discorso che parte da lontano e occorre lavorarci fin dal ritiro, intervenendo nei dettagli tecnico-tattici e nella convinzione dei ragazzi. Fondamentalmente, quando si incontrano squadre che aggrediscono, bisogna essere bravi a saltare la pressione bilanciando bene la presenza degli avversari nella nostra metà campo con la nostra nella loro».
Come si pone tra giochisti e risultatisti?
«Sono etichette messe troppo in fretta agli allenatori e, di conseguenza, al gioco che propongono. Vincere la partita e raggiungere gli obiettivi richiesti dalla società: questo conta e ognuno ci prova con il materiale a disposizione per creare l’abito giusto in base alle caratteristiche dei singoli. Che raramente sono le stesse da squadra a squadra».
Var amico o nemico degli arbitri?
«Le statistiche dicono che il Var ha diminuito gli errori, ma è un problema se il direttore di gara va in campo e aspetta l’intervento del Var».
Come si può ridurre e magari annullare la difformità di giudizio sullo stesso episodio?
«Agli arbitri si deve dare la possibilità di andare ad allenarsi con le squadre. Faccio un esempio, se l’arbitro è di Firenze o di Empoli, potrebbe dirigere le nostre partitelle o quelle della Viola: quell’aspetto lo migliori vivendo quotidianamente il campo e le dinamiche dei calciatori».
Le pretendenti per lo scudetto?
«Sono Inter e Juve, ma il Napoli con Antonio in panchina e senza le coppe darà fastidio alle due fino alla fine. Gli azzurri, vuoi per l’allenatore, vuoi perché hanno allestito un’ottima squadra, vuoi perché non partecipano alle coppe, e questo può consentire a Conte di lavorare una settimana intera per costruire qualcosa d’importante, possono insidiare Inter e Juventus pur non partendo come favoriti».
Antonio Conte?
«È nella sua mentalità di lottare sempre per vincere e l’ha dimostrato fin da quando era secondo a Siena: non era mai soddisfatto, ma non per creare problemi, ma perché lui individua il potenziale di un gruppo alla perfezione e sprona sempre tutti a dare di più. E a proposito di sistema di gioco, io Antonio penso di conoscerlo abbastanza bene, ma ha stupito anche me la rapidità con cui ha cambiato la fisionomia tattica del Napoli con l’arrivo di McTominay al termine del mercato. Coppa Italia? Ora penso solo al modo di trovare un punto debole di un Napoli che non ha punti deboli».
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