Questa mattina il settimanale della Nazione Viola week a firma di Giampaolo Marchini ha pubblicato una bella intervista al giocatore della Fiorentina uruguaiano Cristoforo, ecco le sue parole:
“Il calcio italiano era nel mio destino, ho scoperto da poco di avere un bisnonno di Salerno, qui a Firenze, il calcio è vissuto con la stessa passione che in Uruguay per questo mi sento davvero a casa”.
Ma chi è davvero Cristoforo, in fondo l’abbiamo vista poco e quel poco è stato un assist di tacco per Kalinic. Non male…
“E’ stato un errore, non sono quello (ride, ndr)”.
Comunque, un bel biglietto da visita.
“Sono un giocatore che può portare grinta, forza e corsa, come quella che hanno tutti gli uruguagi, ognuno poi con le sue caratteristiche. Recupero palloni e faccio ripartire la squadra. Se sbaglio arriva l’assist (torna a ridere, ndr)”.
Qual è la sua posizione in campo: vertice basso di un centrocampo a 3 oppure interno in un assetto a quattro?
“Sono un mediano puro, ma gioco dove ha bisogno la squadra. Viene sempre prima di tutto il resto”.
È arrivato in Europa e dopo una stagione a Siviglia un brutto infortunio e poi anche tanti successi anche in Coppa.
“Gli infortuni sono cose che capitano nel calcio. La parte più difficile è stata restare fuori, ma sono rientrato con ancora più voglia e ho lavorato con ancora maggior impegno e le soddisfazioni con il Siviglia sono arrivate. Spero di continuare anche qui”.
La sensazione è che lo stop l’abbia frenata, lei che era il ‘volante’ di quella under 20 che arrivò seconda nella World Cup 2013, perdendo ai rigori contro la Francia di Pogba.
“Può darsi, non ci penso comunque. Ora mi sento bene come mi sentivo prima. Quella finale l’abbiamo dominata e creato tante occasioni come quella grossa di Nico Lopez. Poi i rigori. In Uruguay ne parlano ancora, con rammarico…”.
Il direttore Corvino ha speso parole importanti per due giocatori, lei e Salcedo.
“Mi fa piacere che abbia questa fiducia nei miei confronti, ma la devo restituire in campo e aiutare la Fiorentina. Se la squadra andrà bene, anche io personalmente andrò bene”.
È tra i pochi arrivato in prestito, ma con il diritto di riscatto obbligatorio. Un atto di fiducia…
“E una grande responsabilità, ma le dico che vorrei essere il futuro della Fiorentina. Lasciare un segno importante”.
Un futuro lungo a Firenze, dunque…
“Penso solo alla Fiorentina, a vincere a poter essere utile e aiutare la squadra. La fiducia dell’ambiente è importante per un giocatore per crescere e farlo qui, con questa organizzazione, è una cosa che mi fa piacere”.
La Fiorentina come trampolino per la nazionale maggiore.
“Lo spero. Qui ho l’esempio di Vecino che è diventato un elemento importante della Celeste. Spero di fare la stessa cosa e se i risultati arriveranno con la Fiorentina sono convinto che potrò seguire quello che ha fatto Matias”.
È passato da Emery a Sousa. Due allenatori di grande livello.
“Per certi versi simili per quella voglia di vincere che ti trasmettono e di lottare per novanta minuti, con possesso palla e aggressività”.
Il suo rapporto con Sousa?
“Ottimo davvero e non lo dico perché è il mio l’allenatore”
Dove può arrivare la Fiorentina?
“Più in alto possibile sia in campionato che in Europa. Ci sono squadre attrezzate come la Juventus, Inter, Napoli e Roma, ma possiamo arrivare a ridosso della Champions, insomma in Europa e in Europa possiamo fare tanta strada. Sono davvero fiducioso perché vedo come la squadra si sta allenando e quando impegno mette”.
Cambiare campionato e abitudini non è facile, chi l’ha aiutata?
“La mia famiglia mi ha seguito nel passaggio da Siviglia a Firenze, dandomi la possibilità di concentrarmi sul calcio”.
A proposito di uruguagi ‘sconosciuti’. Nella Fiorentina gioca anche Maxi Olivera…
“Un grande compagno e un eccellente giocatore. È stato capitano del Wanderers e poi del Peñarol e questo significa che ha personalità e tecnica”.
Che idea si è fatto di Firenze e dei suoi tifosi?
“Non ho ancora visto tutto quello che c’è da visitare, ma è una città stimolante, che ha tutto, con grandissima storia. Mi piace molto il centro storico che è tenuto bene. I tifosi? Caldi e passionali come quelli del Peñarol. Sono l’anima della Fiorentina”.