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Labaro viola: il mondo viola minuto per minuto
Corriere Fiorentino, chiesto il via libera per i nuovi stadi: il Franchi è in attesa di una risposta
Rassegna Stampa

Corriere Fiorentino, chiesto il via libera per i nuovi stadi: il Franchi è in attesa di una risposta

Redazione

20 Dicembre · 09:21

Aggiornamento: 20 Dicembre 2020 · 09:21

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Foto presa dai canali social della Fiorentina

Le istituzioni del pallone rompono gli indugi e con una lettera inviata ieri all’Esecutivo chiedono un tempestivo intervento per affrontare il problema riguardante l’ammodernamento o la costruzione di nuovi stadi. Le lungaggini burocratiche strozzano le esigenze dei club (e solo in serie A, Fiorentina a parte, ce ne sono almeno quattro in attesa di un segnale per partire) che puntano a incrementare i ricavi e diminuire il gap con le altre società europee dotandosi di nuovi impianti. Perciò va ritenuta a suo modo esemplare la nota diffusa ieri dalla Lega di A, in cui Paolo Dal Pino, appoggiato da Gabriele Gravina e Giovanni Malagò, invoca un incontro con il Governo.

Il mondo del calcio sta attraversando una crisi economica senza precedenti, con le società costrette a fronteggiare una contrazione dei ricavi commerciali e la completa rinuncia a quelli da stadio. Perciò nel documento spedito al Premier Conte e ai Ministri dell’Economia, Sport e Beni Culturali, Gualtieri, Spadafora e Franceschini, le autorità del pallone nel sottolineare «lo stato obsoleto e carente delle infrastrutture del Paese, imparagonabili rispetto agli stadi presenti in Europa» esigono uno snellimento dell’iter burocratico. «I tempi medi per ottenere l’autorizzazione ad erigere un nuovo impianto in Italia variano tra gli 8 e i 10 anni, dato sensibilmente superiore rispetto al benchmark europeo che si attesta a 2-3 anni» si legge nella nota.

I Signori del calcio non chiedono soldi e nemmeno sgravi fiscali. Si limitano a sottolineare che, agevolando l’iter di restyling o di costruzione ex novo degli impianti, si garantirebbero «investimenti fino a 4,5 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, con la creazione di 25 mila nuovi posti di lavoro e un gettito fiscale di 3,1 miliardi di euro che favoriranno l’economia reale».

Foto presa di canali social della Fiorentina

La lettera è rafforzata da un rapporto della Deloitte che sottolinea che l’indotto per il prossimo decennio si aggirerebbe intorno ai 25,5 miliardi di euro a favore di diverse aree economiche (attività commerciali nello stadio, business all’esterno dell’impianto, settori che gravitano nel sistema calcio). Si ricorda che a livello europeo il rinnovamento degli stadi ha generato 11 miliardi di investimenti fra il 2000 e il 2019. Inoltre si evidenzia come in Italia, al contrario di altri paesi, l’ammodernamento sia più complesso a causa dell’elevato numero di norme specifiche, specie edili-urbanistiche e per la presenza di parecchi vincoli che limitano la stabilità finanziaria dei progetti.

Nella nota diffusa si manifesta l’esigenza di ridurre il numero di autorità competenti coinvolte nel processo di autorizzazione (in Italia son 6, in Germania a seconda dei casi una o due). Non solo. Si chiede di comprimere il numero di fasi nello stesso iter autorizzativo (attualmente sono 7, in Germania 2). E per ultimo il punto più importante: garantire la sostenibilità del progetto abolendo il divieto di prevedere opere residenziali.

Non è più il momento di indugiare. Anche Giovanni Malagò scende in campo con la famiglia viola. «Firenze merita di avere uno stadio moderno, efficiente e funzionale, sono vicino a Rocco Commisso e alla Fiorentina in questa battaglia».

Il Decreto Semplificazioni contenente l’emendamento sblocca-stadi è stato approvato a settembre dalla Camera. Son passati tre mesi e il mondo del calcio non vuole più aspettare. «Il nostro appello non potrà essere sottovalutato da un Governo pronto ad aiutare la ripresa del settore sportivo e ad accogliere miliardi di investimento per rilanciare il calcio italiano, che in questo momento rischia il fallimento a causa dell’immobilismo e della burocrazia, e l’intera economia del nostro paese». Firenze aspetta trepidante una risposta.

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