In diretta sul canale Twitch di Passione Fiorentina, il giornalista e grande amico di Mario Sconcerti, Massimo Sandrelli, ha parlato e raccontato Sconcerti sia come dirigente viola che come giornalista, le sue parole:
“Mario è stato un grande amico, compagno di avventure disavventure insieme. Grazie a lui ci fu l’edizione fiorentina di Repubblica in un momento doveva La Nazione svettava. Con lui siamo stati anche alla Fiorentina insieme, da fiorentini, tifosi della Fiorentina e giornalisti. Io avevo già lavorato con il gruppo Cecchi Gori avendo diretto Canale 10, avevo fatto da consulente per la Fiorentina, poi ero andato, ero in Federcalcio, Mario mi chiamò e mi disse «Vittorio Cecchi Gori mi ha chiamato, mi vuole affidare la Fiorentina, tu devi venire con me, me lo devi, è un nostro sogno» io non volevo all’inizio, conoscevo bene il gruppo Cecchi Gori e conoscevo bene le difficoltà del gruppo, con perplessità erano mesi disperati, drammatici, contestazione generale, fu un momento veramente difficile.
Cecchi Gori quando decise di licenziare Terim mi chiamò e mi disse «Tu e Mario venite su da me», in quel momento lui abitava sul lungarno, andammo li e ci disse che voleva licenziare Terim, io ero d’accordo con lui per la scelta ma non c’erano altre alternative per il ruolo di allenatore. Cecchi Gori voleva Vialli, lo chiamò ma lui rifiutò perchè voleva restare in Inghilterra e ci indicò il nome di Roberto Mancini che però era in vacanza a Cortina, erano le 8 otto di sera, Mario recupera il suo numero di telefono, Cecchi Gori chiama Mancini che accettò subito e si mise subito in viaggio, arrivò in tarda notte a Firenze da Cortina.
La mattina dopo chiamai Coverciano e mi dissero che Mancini non poteva allenare perchè era già tesserato da vice allenatore in Inghilterra, dunque si trattava di un doppio tesseramento, cosa vietata che non potevano accettare. Per questo motivo chiamammo Ottavio Bianchi come direttore tecnico nel caso non fossimo riusciti a risolvere la situazione. Alla fine su Mancini il commissario della Federcalcio Petrucci ci diede la deroga su Mancini.
Ma in quel momento però c’era da formare la squadra, si erano dimessi tutti, non c’era lo staff, mancava il preparatore atletico, c’erano problemi di stipendio, era veramente un caos. In tutto questo eravamo in finale di Coppa Italia contro il Parma, una finale che per noi in quel momento significava veramente tanto, prima della partita di andata mi dissero che Mancini e Rui Costa avevano litigato, parlai prima con Mancini e poi con Rui Costa, gli dissi «Non so perchè abbiate litigato ma trovate il modo di fare pace e che tutti sappiano della vostra pace, vi chiedo solo questo». Cosi fecero la pace e tutto lo hanno saputo e visto in squadra. Il motivo del litigio? Nulla di che, il rapporto tra ex giocatore di talento e un giocatore di talento è sempre particolare perchè l’allenatore si aspetta tanto da quel giocatore.
Per la partita di ritorno della finale, in casa a Firenze, Cecchi Gori ci disse: «Se c’è anche una sola scritta contro di me io allo stadio non vengo». Ma c’erano scritte a caratteri cubitali contro Cecchi Gori in tutta Firenze, cosi, parlando con Sconcerti, chiamammo Ciccio Rialti che ci mise in contatto con gli ultras per risolvere questo problema, per un giorno andava non contestato Cecchi Gori, si stava per giocare la partita della vita, abbiamo fatto una grande trattativa su questo con i tifosi. Alla fine ci riuscimmo, eravamo molto orgogliosi per questo e allo stadio non c’era nessuno striscione contro Cecchi Gori ma c’era lo striscione: “Solo per Firenze”. Indirizzato proprio a Cecchi Gori.
Fu una finale lunghissima, fu un trionfo, io e Mario avevamo le lacrime agli occhi per la vittoria, nello spogliatoio i giocatori presero Sconcerti e lo buttarono in piscina, Cecchi Gori se la prese e disse «Ecco, adesso sarà tutto merito di Sconcerti». Dopo questa cosa, più altre situazioni, il rapporto di deteriorò e Mario decise di dare le dimissioni. Però è stato il momento più affascinante e divertente, da ragazzi tifosi, giornalisti e poi dirigenti. Mario ha sofferto quel periodo, anche nel mio libro, evitò di leggere il racconto dei giorni da dirigenti perchè gli faceva troppo male.
Avevamo la sensazione di poter svoltare con la vittoria della Coppa Italia, Firenze impazzi di gioia, avevamo trovato delle soluzioni da un punto di vista economico, la squadra si stava formando, al di là della cessione di Toldo, avevamo già l’accordo per Stankovic, con Handerson dal Bologna, per Marchionni dall’Empoli, sarebbe partito Nuno Gomes, avevamo l’accordo per un giovane centravanti sconosciuto del Vicenza, di nome Luca Toni. Sarebbe stato affascinante da vivere e avremmo evitato la situazione più brutta e tragica con il fallimento e tutto quello che nè conseguito.
Purtroppo Cecchi Gori in quel momento non era più lucidissimo e cambiava spesso idea, quando ci siamo rivisti con lui qualche anno dopo mi disse che quella è stata un’occasione persa, Mario Sconcerti questa sofferenza se la portò dentro. Anche da dirigente della Fiorentina lui aveva sempre la vocazione da giornalista, parlava sempre ogni giorno con le radio, ma bisognava stare attenti a quello che si diceva, cosi scambiai la scheda del suo cellulare per non farlo più parlare”
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