Ha dato spettacolo, one man show. Gianluigi Buffon, che a 45 anni è protagonista col Parma in Serie B, è stato ospite della Bobo tv, dove ha parlato di tutto fra aneddoti, retroscena, curiosità e affermazioni inaspettate. Come quella sul Psg, che lo accolse nel 2018 dopo 17 anni di Juventus:
«È stata l’esperienza più bella della mia vita — ha detto fra lo stupore di Cassano, Adani e Vieri — lì mi sentivo un uomo libero. Dopo poco parlavo già francese, mi intrattenevo con le persone per strada, visitavo musei. E poi avevo la sensazione di essere in una squadra fortissima, il torello con cui aprivamo gli allenamenti era di una qualità incredibile. Ero convinto di poter vincere la Champions, eravamo superiori a tutti. Andammo a Manchester a giocarci l’andata degli ottavi con lo United e dominammo, li abbiamo presi a pallonate (0-2 il risultato finale). Poi al ritorno siamo stati eliminati e quella resta ad oggi la delusione più grande della mia carriera. All’ambiente mancava l’attudine che c’era alla Juve, quella voglia di lottare come un Chiellini qualunque».
A Parigi anche l’errore più grosso della sua vita: «Cioè decidere di andarmene via. Rinunciai perfino a 10 milioni. Mi dissero in ritiro che mi avrebbero tenuto volentieri ma che in Champions avrebbero voluto puntare su Areola, un prodotto delle loro giovanili. Non l’ho accettato, per me nello sport deve giocare chi merita. perché dovevo fare il secondo in Francia? Al massimo lo avrei potuto fare in Italia e infatti poi sono tornato alla Juventus. Però mi sono mangiato le mani, perché succede che Areola fa male e al suo posto prendono Keylor Navas». Dal Psg è passato pure Thiago Motta, che ha iniziato lì anche la carriera da allenatore (nel settore giovanile) e che con Buffon ha condiviso pure l’azzurro: «In Italia non capiscono un c… — ha sentenziato il portiere — e sapete quando me ne sono reso conto? Quando andavo in Nazionale e lo criticavano. Lui, il giocatore più forte dello spazio. Aveva un peso specifico enorme».
Il discorso poi cade nuovamente sulla Juventus, casa sua per 19 anni. Prima di tutto Buffon difende Allegri: «Non è vero che allena il catenaccio, dà semplicemente ampia libertà di interpretazione ai giocatori. Si affida a loro, un Neymar per dire lo vorrebbe subito un allenatore così. E poi parliamoci chiaro, è l’unico che non si lamenta mai». Un profilo opposto a Sarri, durato appena una stagione a Torino: «Io so cosa non ha funzionato, purtroppo alcune volte per difendere le scelte bisogna inimicarsi qualcuno. Lo hanno lasciato subito alla mercé dei risultati. Con lui ho un bellissimo rapporto, lo sento ancora oggi. Nel mio piccolo ho cercato di dargli una mano, perché aiutarlo significava aiutare la Juve. Peccato, non ha funzionato ma avrebbe potuto funzionare». Infine l’attualità, con i bianconeri in rimonta con vista sul quarto posto dopo i 15 punti di penalizzazione: «Vedo compattezza e unione, gli imprevisti hanno permesso ai ragazzi di fare gruppo per sfidare l’ingiustizia».
Alla Juve non ha mai messo piede Cassano, mai troppo dolce nei confronti del club, anzi: «Abbiamo provato a portarcelo. Pur con i limiti e le intemperanze, era un talento talmente brillante che meritava di giocare con noi e gli avrebbe fatto pure bene. L’avrebbe migliorato e gli avrebbe fatto fare una carriera migliore. Sarebbe durato, aveva la stima mia e di Chiellini. È un competitivo, il calcio lo ama e gli piace dare sfoggio del proprio talento. Quando iniziava a giocare partite di livello, poi capiva che valeva la pena stare zitto ogni tanto». Infine sul ritiro: «Mi piacerebbe smettere al massimo dopo la prossima stagione, non di più. Sono un competitivo, non voglio essere considerato un numero 2. Sono un insoddisfatto perenne, vado sempre al campo per migliorarmi». Lo riporta il Corriere.it
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Gazzetta: “Fiorentina al terzo posto per crescita dei tifosi: +10% di sostenitori viola”