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Alla scoperta di Gino Salica, il nuovo vice presidente della Fiorentina

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Alla scoperta di Gino Salica, il nuovo vice presidente della Fiorentina

Redazione

27 Marzo · 19:52

Aggiornamento: 27 Marzo 2017 · 19:52

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I Cda in conference call devono essere uno spasso. Mario Cognigni che legge i numeri e i fratelli padroni che danno la loro assoluzione (questo dipende) da un ovunque altrove: Casette D’Ete, Milano, Shangai e via dicendo. A questo giro ci sta che dall’altrove siano arrivati anche dei sorrisi: i conti iniziano a tornare e magari l’onda potrebbe anche risalire, dopo mesi di sacrifici, di noia e di scarsi e sballati investimenti. Tra le notizie che hanno allagato i cuori dei tifosi della Fiorentina venerdì scorso, giorno dell’ultimo Cda, c’è sicuramente l’assenza nel nuovo organigramma di Giancarlo Antognoni, bandiera e uomo di pubbliche relazioni “ufficioso” ma felice e la nomina a vice presidente di Gino Salica, il primo presidente della Florentia Viola, uomo di grande carisma e umanità, oltre che di una cultura spesso irrintracciabile nei lussuosi appartamenti del pallone, dove si ragiona a nove zeri e a zero congiuntivi.

Salica in questo mondo è una mosca bianca, e infatti Diego Della Valle lo inviò a Firenze come specialista in start up, cioè in avviamenti aziendali. Ingegnere chimico cresciuto in giro per il mondo a scavare pozzi petroliferi per conto dell’Eni, Salica si trovò a dover intrattenere discussioni improbabili con procuratori e faccendieri, tutti pronti a “dare una mano” a modo loro a una società che ripartiva dal calcio dei poveri con alle spalle un padrone parecchio ricco e ambizioso. L’allora presidente incontrò all’improvviso la passione e l’entusiasmo che solo a Firenze potevano invadere i cuori felici dei neo inquilini della C2. La risalita fu figlia anche e soprattutto del suo pragmatismo sorridente, quello di una società giovane e piena di voglia di rivincita, con Diego impegnato in prima persona e una battaglia impossibile davanti, quella che dopo sarebbe stata pagata con Calciopoli e tutto quello che ne conseguì. Salica allora non nascondeva di non essere uomo di calcio e che mai si sarebbe sognato di dare lezioni di tecnica agli allenatori che incontrava sulla sua strada (cosa fatta da qualche suo successore). Tra le sue confidenze quella di essersi alzato dal tavolo indiginato dopo essersi seduto a parlare con un procuratore che usava metodi non conformi alla logica aziendale.

Dopo il ritorno in serie A Salica fu riportato a occuparsi di business per conto della Tod’s. Per lui la rimozione fu un specie di liberazione. La vanità non è roba sua e tornare nell’ombra in fondo lo rendeva felice. Più di dieci anni dopo Diego lo ha richiamato in campo per organizzare il novant’anni della società, quella che lui aveva fatto nascere. Mago nelle relazioni, concreto quanto capace di avere una visione oltre i conti, adesso Salica torna a occupare un ruolo ufficiale in società. Tutti sanno che la nomenklatura nei fatti resterà la stessa e che ogni decisione e ogni idea dovrà avere l’ok di Mario Cognigni, cioè di Diego, col quale comunque si confronta sempre Andrea. Ma il ritorno di Salica, colui che comunque ha anche lavorato parecchio sul progetto stadio insieme alla sua fedelissima Daniela Maffioletti, racconta che il Dellavallismo ha anche un lato meno rigido e austero. E il calcio anche qualche congiuntivo, addirittura.

Repubblica.it

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