Ero juventino, ora tifo viola. No, non si tratta di uno scherzo. Chi racconta questa incredibile metamorfosi è Luca, 31 anni, postino da una vita trasferitosi ormai da dieci anni a Firenze. Ce lo racconta in un bar davanti al Duomo, sorridendo ogni tre parole. La storia che state per ascoltare è la testimonianza più autentica di come Firenze possa entrarti sotto pelle e non uscirne più, meravigliosamente.
“Sai, io sono nato a Capannori, vicino a Lucca. Lì C’è uno Juventus club molto attivo, uno dei più grandi in Toscana. Mio babbo era iscritto e mi portava spesso con sé. Lì ho cominciato a vedere le prime partite di calcio della mia vita. Vedevo questa squadra a strisce e mi accorgevo che vinceva spesso. Così ho cominciato a tifarla. Ero soltanto un bambino di 5 anni ed il mio metro di giudizio era più o meno quello di tutte le persone che vivono in provincia, senza una squadra della città da tifare. La Juve vinceva, io la tifavo, e nessuno mi prendeva in giro a scuola. A parte quando si giocavano le partite di Champions, ovvio. E’ continuata così più o meno fino ai 20 anni, poi qualcosa è cambiato”.
Luca ci racconta del suo trasferimento a Firenze, dell’opportunità di lavoro come postino. Di calciopoli che imperversa e di come si accorge che quello per cui ha gioito fino a quel momento forse era un sentimento di plastica. Di come avendo l’opportunità di girare quotidianamente per le vie del centro si innamori della città, delle sue strade e dei suoi palazzi. Della gente di Firenze. Fino a quando non decide di andare allo stadio, per curiosità e anche per noia, perché in fondo c’è la serie A e lui non ha pregiudizi. Di quella prima volta in cui, meravigliosamente, si alza in piedi ed urla, abbracciando chi gli sta accanto in Maratona, dopo un gol di Gilardino.
“Da lì in poi è successo qualcosa di molto strano. Mi sono sentito parte di una comunità, per la prima volta. Ho avvertito di avere messo delle radici che prima non avevo. Perché la Juventus è così lontana da noi: è tifata ovunque, ma in nessun luogo in particolare, nemmeno a Torino, che è in larga maggioranza granata. Ho avuto i brividi quando abbiamo battuto il Liverpool e ho pianto quando il Bayern ci ha buttato fuori dalla coppa dalle grandi orecchie con l’inganno. Poi sono arrivate le gare contro la Juve, a Firenze: e la metamorfosi si è completata. I miei fratelli, quelli che non avevo mai avuto veramente, erano a tifare accanto a me. Io ero con loro. Ho goduto da matti nel mitico 4-2. E non chiamatemi traditore: no. Sono soltanto uno che ha cambiato idea nel corso della vita, quando ha cominciato a maturare una sua capacità di giudizio. Ho capito quanto è bello vincere da sfavoriti e quanto un titolo qua conti più di mille scudetti di seguito della Juve. Ho capito Firenze. Ho capito l’amore, quello vero”.