Matias Vecino ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport, queste le sue parole raccolte da Alessandro Rialti, ecco i passaggi più importanti:
La mancanza di mercato può aver cambiato la Fiorentina?
“Mercato assente? Non è cosi, Tello ha fatto di tutto pur di tornare a Firenze. Ed io invece sono rimasto perché era quello che volevo. Ne ho avuta la possibilità e ho scelto di vestire la maglia viola. La voglia di Fiorentina non è passata in nessuno di noi, l’entusiasmo è lo stesso”.
Perché allora la Fiorentina quest’anno fatica?
“Il problema è generale, la manovra è più lenta e, di conseguenza, facilmente prevedibile. Dobbiamo riuscire a dare più intensità”.
Perché questa crisi di gol?
“Perché dobbiamo essere più bravi a sfruttare anche i tiri da fuori o a trarre vantaggio dalle palle inattive, specie quando gli avversari si chiudono”.
Sousa ha detto che con Borja Valero e Badelj lei gioca a memoria. È davvero così?
“Sì, ci conosciamo molto bene e alla fine, quest’anno, abbiamo giocato insieme solo per una frazione di tempo domenica scorsa, con l’Atalanta”.
Che compagno di reparto è Sanchez?
“Ha forza e temperamento. E ha messo a disposizione di tutti la sua esperienza, quella accumulata in nazionale, con la Colombia, e pure quella che si è portato dietro da Inghilterra, Spagna e Francia”.
E Cristoforo?
“E’ una via di mezzo tra Badelj e Borja Valero. Fin qui ha dovuto fare i conti con una buona dose di sfortuna a causa dei ripetuti infortuni al ginocchio che lo hanno costretto a stare fermo, ma uno che vince per tre anni consecutivi l’Europa League col Siviglia non ha bisogno di tante presentazioni”.
Un anno fa, dopo otto giornate, la Juventus aveva gli stessi punti della Fiorentina di oggi, poi ha vinto lo scudetto: possibile imitare quella “remuntada”?
“Ogni gara che passa e in cui non riusciamo a conquistare una vittoria rende il percorso sempre più in salita, benché la stagione sia solo all’inizio. Io, però, ci credo: sono convinto che la Fiorentina possa, tutta insieme, trovare la forza per uscire dalle difficoltà e trovare quella continuità di risultati per ricominciare a correre. Lo spogliatoio è carico come al solito. I risultati non ci hanno disunito, anzi”
Serve forse un gruppo un po’ più sanguigno?
“Noi, per come siamo stati costruiti, per vincere dobbiamo giocare bene: non si può prescindere da questo, ma siamo convinti di poterci riuscire”.
Per lei, quella di domenica scorsa, è stata la prima contestazione: i fischi, gli slogan sugli attributi da tirar fuori, che effetto le ha fatto?
“In realtà ne ho vissuta una pure a Cagliari, dopo una sconfitta interna col Livorno per 0-3. Sono convinto che una scossa simile possa esserci servita, che sia stato qualcosa di terapeutico e che i tifosi abbiano avuto il diritto assoluto di manifestare la loro disapprovazione. Mi è parso tutto normale”.
Sousa è “scarico” oppure è la squadra ad esserlo? Il tecnico appare molto meno deciso e magico di un anno fa
“Nelle ultime settimane sono stati più spesso in panchina e avendolo visto a…distanza ravvicinata onestamente mi sento escludere che Sousa sia scarico. E’ attento come sempre”.
Cosa può dare in più Vecino da qui in avanti?
“Adesso sto bene, la nazionale mi ha aiutato a ritrovare un po’ la continuità dopo il forfait muscolare di inizio campionato. Piano piano la sto ritrovando anche nella Fiorentina”.
La preparazione, tra Europeo e Coppa America, è stata differente rispetto all’anno scorso?
“No. Semmai adesso sono io che mi sto abituando anche ai continui viaggi verso il mio Paese e al jet lag. Le due notti successive al rientro ho faticato ad addormentarmi, ma sono entrato nella giusta scìa”.
In cosa è diversa l’Europa League rispetto al campionato?
“Cambiano gli avversari, che spesso all’inizio non conosciamo, ma ci sono i video ad aiutarci. E’ l’atmosfera ad essere diversa, lo spirito è uguale”.
Kalinic è triste per i gol che non arrivano?
“Sicuramente lo sarà, un centravanti ha sempre bisogno dei gol per sorridere. E noi dobbiamo aiutare a fare sempre più gol”
Babacar può essere il valore aggiunto della squadra?
“E’ un attaccante d’area, uno che la rete la trova sempre, che sta sempre sul pezzo”.
A quale giocatore si ispira? Qual è il suo idolo?
“Fin da piccolo avevo due idoli: Veron e Zidane”.
Qual è il sogno più grande da realizzare?
“Non ne ho solo uno (ride, ndr). Mi piacerebbe vincere un Mondiale, o almeno giocarlo. Poi lasciare un segno qui a Firenze. Sarebbe bellissimo essere ricordato nel tempo ed io voglio riuscire a fare qualcosa di importante. Qualcosa per i fiorentini, così che un giorno anche lontano possano dire: qui ha giocato Vecino”.
E con Sarri, è rimasto legato o è anche un suo tifoso?
“Sarri mi ha cambiato: si è speso per me, mi ha dato tutto e a lui devo moltissimo. Gli voglio bene. Spero che la sua carriera sia importante perché se sono quello che sono, sotto il profilo tecnico e umano, è anche grazie a lui. E questo non lo dimenticherò mai” conclude Vecino.