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Labaro viola: il mondo viola minuto per minuto
Un ottavo di finale di Coppa Italia in un “Franchi” deserto. Disaffezione o colpa di un orario assurdo?
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Un ottavo di finale di Coppa Italia in un “Franchi” deserto. Disaffezione o colpa di un orario assurdo?

Gianmarco Biagioni

13 Dicembre · 15:05

Aggiornamento: 13 Dicembre 2017 · 15:05

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“Ciao! Come va?”. “Tutto bene, grazie. Te invece?. “Si tira avanti”.

Senti, ma oggi vai allo stadio?“. “Magari. Ci andrei volentieri, ma purtroppo lavoro“.

Quante volte avete sentito un dialogo simile nel corso dell’ultima settimana? Uno scambio di battute ricorrente al bar, per strada, al ristorante, all’università, fra colleghi di lavoro o fra compagni di scuola… Pensieri e parole che, ad ampio raggio, riflettono lo stato d’animo di un’intera tifoseria.

Un popolo, quello viola, desideroso di seguire una squadra propositiva, volenterosa e sopratutto in crescita… Con buona pace di chi, in modo improprio ed ostinato, continua a parlare di disaffezione.

Oggi però, purtroppo, non sarà così… Fiorentina-Sampdoria, ottavo di finale della Coppa Italia edizione 2017/2018, non si giocherà di fronte al pubblico della grandi occasioni. Il giorno feriale e l’insolito orario (fischio d’inizio alle ore 17.30), come ampiamente prevedibile, hanno inciso e non poco sulla prevendita e, di conseguenza, la squadra di Pioli sarà sostenuta da poco meno di 8.000 tifosi.

Una scelta insolita, ma non certo nuova (si ricordi un Roma-Spezia che si giocò alle 14.30 di un normale mercoledì lavorativo), che penalizza fortemente tutti coloro che vorrebbero seguire la squadra in prima persona. Necessità imposte dalle ferree direttive legate ai diritti televisivi che, se da un lato contribuiscono a rimpolpare i palinsesti televisivi, dall’altro comportano un drammatico spopolamento degli stadi.

Questa volta, purtroppo, è andata così… E, nella speranza che la formula della principale coppa nazionale venga rivista al più presto, possiamo sempre consolarci rispolverando rimedi vecchia maniera: come le radio portatili o le urla (c’è da augurarsi di giubilo) provenienti dalle finestre del quartiere.

Gianmarco Biagioni

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