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Sentite Graziani: “L’amore di Firenze non ha prezzo. Antognoni? È il mio quarto fratello”
Rassegna Stampa

Sentite Graziani: “L’amore di Firenze non ha prezzo. Antognoni? È il mio quarto fratello”

Redazione

15 Dicembre · 10:13

Aggiornamento: 15 Dicembre 2022 · 10:13

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Un pomeriggio invernale di quarant’anni fa in una macchina si direbbe più da giornalista squattrinato che da calciatore Campione del Mondo. Ciccio Graziani non è lui: triste, malin-conico, niente battute e poca voglia di parlare di calcio. Ha deciso di lasciare Firenze e la Fiorentina per la scarsa fiducia di Allodi e gli fa male, perché sa di non aver dato tutto quello che ci si aspettava da lui. Andrà alla Roma, dove sfiorerà una Coppa dei Campioni e uno scudetto, lui che ha vinto abbastanza e perso ancora di più, ma alla vigilia dei suoi settant’anni, portati magnificamente, tutto questo conta pochissimo. Anzi, niente. Conta quello che lasci nel cuore delle persone che hai conosciuto.

«Se non ci fossero state le radici aretine di Susanna, era la città dove avremmo vissuto una volta smesso di giocare. Quando avevo la maglia viola succedeva che le dicessi che sarei uscito per un po’. Mi chiedeva dove andavo e le rispondevo che volevo salire al Piazzale per vedere Firenze dall’alto: meravigliosa».

Poi Graziani diventa Campione del Mondo.

«In Spagna ho segnato un solo gol, ma decisivo, al Camerun, e il portiere non l’avrebbe presa anche se non fosse scivolato. Dopo sette minuti mi faccio male alla spalla in finale, proprio io che venivo considerato quasi indistruttibile. Mi chiedono se voglio rimanere con un’iniezione di novocaina, ma la partita è troppo importante e preferisco non mettere in difficoltà la squadra, perché davvero il noi veniva prima dell’io. Entra Altobelli e segna… Poi c’è il ricordo di Paolo, il suo sorriso. Prima del Brasile lo vedo a bordo della piscina dell’albergo tutto mogio convinto che non avrebbe giocato. Lo rincuoro e gli dico che non solo sarebbe sceso in campo, ma che avrebbe pure fatto gol. Dopo il 3 a 2, nello spogliatoio in festa, ad un certo punto si alza improvvisamente, fa venti metri e viene ad ab-bracciarmi. Ho capito solo il giorno dopo il perché».

Una Nazionale di juventini, più qualche intruso come Antognoni.

«Il mio quarto fratello, tecnicamente uno dei più grandi in assoluto con cui abbia giocato, da Pallone d’oro se fosse stato in un’altra squadra, ma alla fine ha vinto lui, perché l’amore di Firenze non ha prezzo. Nel primo anno in viola gli chiesi espressamente aiuto per gli assist. Avevo ai lati Bertoni e Massaro, bravissimi per carità, ma ci volevano tre palloni. Due per loro e uno per noi, non la passavano mai… Lo scudetto perso a Cagliari e il mio gol regolare annullato sono uno dei rimpianti della carriera».

Lo scrive il Corriere Fiorentino.

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