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IL RITORNO DI ADV, UNICA NOTA AZZECCATA IN UN POMERIGGIO STONATO. LA PRIMA AMMONIZIONE DI DABO… INSENSIBILE. L’EDITORIALE DI STEFANO BORGI
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IL RITORNO DI ADV, UNICA NOTA AZZECCATA IN UN POMERIGGIO STONATO. LA PRIMA AMMONIZIONE DI DABO… INSENSIBILE. L’EDITORIALE DI STEFANO BORGI

Stefano Borgi

21 Aprile · 23:04

Aggiornamento: 21 Aprile 2018 · 23:41

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La cosa che balza immediatamente agli occhi è che, in 98′ minuti, la Fiorentina non ha fatto un tiro in porta. Un sinistro alto di Falcinelli, un altro di Simeone fuori di due metri, ma nello specchio… nessuno. Niente di niente. Altro fattore evidente: per l’ennesima volta le alternative hanno fallito. Aggiungiamoci pure… miseramente. Maxi Olivera (che, ricordiamo, in patria era capitano del Penarol) è sembrato disinteressato alla cosa viola. Falcinelli è leggero, leggerissimo, addirittura insostenibile per questa Fiorentina. Dabo ha abusato della sua caratteristica migliore: lo strapotere fisico. Allo stesso tempo ha denotato scarsa intelligenza (calcistica). E dire che, dopo solo mezz’ora, l’acido lattico non si era ancora formato. Neppure Milenkovic (irreprensibile fino a mercoledì contro la Lazio) si sottrae alla bocciatura generale: il serbo ha evidenziato una pochezza tecnica disarmante, tanti, troppi errori di controllo, per lui il pallone sembrava uno strumento ignoto. Quasi fastidioso. A corollario di tutto, le assenze di Badelj e Pezzella sono state zavorre sotto le quali la Fiorentina è rimasta schiacciata. Inesorabilmente. Però (repetita iuvant) la Fiorentina, in quel di Reggio Emilia, non ha messo un pallone tra i pali di Consigli. Quali le ragioni? Potremmo adombrare una scarsa rotazione da parte di Pioli, con calciatori impolverati da troppi mesi di panchina. Poi la campagna acquisti, che ha messo a disposizione dello stesso Pioli 13-14 buoni calciatori, ma pesantemente incompleta a livello di cambi. L’espulsione di Dabo ha fatto il resto. Che non era giornata si era già visto nella prima mezzora, addirittura Federico Chiesa veniva regolarmente anticipato da tale Rogerio, un Carneade che avrebbe fatto la gioia del Manzoni. Infine l’arbitro: la prima ammonizione di Dabo è … insensibile. La mancata espulsione di Berardi, cervellotica, priva di buon senso. Non perchè dovesse compensare, ma perchè doveva usare lo stesso metro di giudizio. Se Berardi non andava espulso, Dabo non andava ammonito. E viceversa. Insomma, potremmo andare avanti all’infinito. Ma più di ogni altra cosa va segnalata la stanchezza mentale di tutto l’ambiente. Dal centravanti al magazziniere. La spia segna rosso in stato avanzato, le gambe e la testa sono sembrate vuote, ed anche la sostituzione di Saponara (con conseguente esperimento delle due punte, vera e propria primizia) non è apparsa mossa geniale. Tantomeno tempestiva. E del resto era stato proprio Pioli a paventare un rischio simile, invitando la squadra a stringere i denti, a resistere e rilanciare in vista di un traguardo insperato, da dedicare al proprio capitano. Difficile anche per noi, in questo caso, puntare il dito e cercare i colpevoli, anche se la sconfitta del Milan col Benevento edulcora la delusione. Una prestazione come quella odierna, (seppur con risultato numerico diverso) è assimilabile alla sconfitta per 4-1 col Verona.

E allora meglio strambare verso l’unica ciliegina, posta in cima ad una torta amara, amarissima: la presenza di Andrea Della Valle in tribuna. Finalmente in trasferta. Tra l’altro in compagnia dei genitori di Davide Astori. Ricorderete che proprio al “Mapei Stadium” cominciò la separazione ideologica tra il patron ed il tifo viola: “C’è qualcosa che mi sfugge, che non mi torna, ne parleremo tra qualche giorno”, ebbe a dire Andrea dopo il 2-2 del 7 maggio scorso. Il carico da undici, poi, lo mise Bernardeschi che “mandò…” i tifosi presenti, con un labiale chiaro ed evidente. E’ una convinzione che abbiamo sempre avuto e che rivendichiamo: la presenza di Andrea della Valle è FONDAMENTALE per il rilancio della Fiorentina. Diremmo INDISPENSABILE. Attenzione, non intendiamo la proprietà in generale (quello lo diamo per scontato), ma segnatamente ADV. Con il suo trasporto, col suo entusiasmo, con il suo cuore che, anno dopo anno, si colora sempre più di viola. Se Diego è il braccio armato del portafoglio, Andrea è l’unico (e ripetiamo l’UNICO) che può convincere il fratellone ad allargare i cordoni della borsa. Ricordate l’ultima giornata del campionato 2011-2012? Fiorentina-Cagliari 0-0, sotto la pioggia, con 8.000 spettatori al Franchi. Contestazioni verso ADV (che se ne va dopo 5 minuti), contestazioni verso Claudio Ranieri, uno dei futuri papabili sulla panchina viola. Una desolazione infinita. La prima settimana di Moena, poi, con Montella incapace di mettere insieme una partitella 11 contro 11. Fino a quando Andrea parlò con Diego. Andrea convinse Diego che in quel modo non si poteva andare avanti, ed in poche ore si sbloccarono gli acquisti di Borja, Gonzalo, Cuadrado e Mati Fernandez. Infine Aquilani ed Ilicic. Pradè e Macià erano pronti, mancava solo l’ok di Diego. E questo arrivò, grazie all’intervento di Andrea.

Quindi: bentornato al fratellino, minore di età, maggiore (e di molto) per volontà di rilancio, di ricostruzione, di affermazione. Significative le parole di qualche minuto fa: “Crediamo nell’Europa League. Riprendiamo tutti l’occasione, insieme ai tifosi. Io ci proverò”. Così parlò Andrea della Valle. Da qui si riparte, a patto che tutti facciano un passo indietro. Per il bene della Fiorentina.

Stefano Borgi

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