Ha provato più volte a turarsi il naso, inutilmente. Nel tentativo di trattenere le lacrime e di non mostrare la parte più umana di sé in diretta tv. Niente da fare, Rolando Mandragora è una persona fin troppo sensibile e certo non poteva contenersi a pochi minuti dall’aver regalato alla Fiorentina una vittoria mai così preziosa come quella sul Celje e dall’aver raggiunto il primato di giocatore con più presenze nei tornei Uefa nella storia della Fiorentina (34, una in più di Nenad Tomovic, esclusi i preliminari).
Una notte da incorniciare per il centrocampista che poi, invece di cedere ai postumi della trance agonistica per aver tagliato questo record e aver raggiunto quota sei gol stagionali (mai accaduto in carriera), ha voluto ringraziare il padre Giustino, ex allentare che ha gestito la scuola calcio dei fratelli Cannavaro, arrivato in Slovenia da Napoli direttamente in auto («Ci ha messo dieci ore!» ha svelato Rolly) pur di assistere a una serata storica. Ma da quelle parti, si sa, i figli «so’ piezz’e core».
E il fatto che, all’indomani della vittoriosa trasferta di Conference, Mandragora avesse da tempo fissato il giorno per convolare a nozze con la compagna Lucia Perisco – che a luglio 2023 lo ha reso padre della piccola Ginevra – ha reso tutto ancor più magico: i due sposi si sono detti «sì» a Palazzo Vecchio nella mattinata di ieri e poi hanno dato un ricevimento presso Palazzo Portinari Salviati, gustando la cucina dello chef stellato Vito Mollica. Le emozioni, le più belle, vanno vissute fino in fondo: «E Rolando, anche da ragazzo, me ne ha fatte vivere tante. Fin da quando notai il suo talento nella Mariano Keller, la scuola calcio di Napoli da cui lo prelevai portandolo al Genoa».
A parlare è Michele Ciccone, talent scout (fino a pochi mesi fa ds del Chieti) che nel 2011 fece di tutto pur di convincere il club rossoblù a puntare su Mandragora: «Avevamo bisogno di una mezzala del ’97 e la scelta finale doveva essere tra lui e un giocatore di Savona. Ma quando osservai le movenze di Rolando non ebbi dubbi: era lui il nostro uomo. E anche se pochi mesi prima la Roma lo aveva scartato perché ritenuto troppo gracile, è riuscito a ritagliarsi una carriera di altissimo livello. Che sono certo lo condurrà presto in Nazionale» il pensiero del suo scopritore.
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