Dietro questa Fiorentina seconda in classifica a novembre a un solo punto dalla vetta c’è sicuramente dietro un grande e immenso lavoro di Raffaele Palladino. Un timbro evidente, sbocciato nell’ultimo mese e mezzo; perfetto a livelli di risultati ma seminato da lontano, dal momento del suo arrivo. Il tecnico ha saputo mettersi in discussione, ha parato le difficoltà iniziali, mantenendo sempre un ruolo di centralità nel rapporto con società e giocatori.
Il lato tattico è il primo segreto del successo, ma guai a ricondurre tutto all’intervallo di Fiorentina- Lazio e al passaggio dalla difesa a tre a quella a quattro: Non sono un’integralista, aveva detto Palladino il giorno della sua presentazione. E così è stato. È partito con il 3- 4- 2- 1 per sviluppare il suo modulo di riferimento, si è spostato al 4- 2-3-1 accogliendo le specificità del gruppo e ha dimostrato che mai come nel calcio moderno più che i moduli contano i principi. Ai giocatori ha chiesto di difendere compatti e di sacrificarsi, di rovesciare velocemente l’azione, di cercare la verticalità. Poi, lavorando sulle basi ha cucito via via un abito diverso, variabile di partita in partita, di momento in momento. Domenica col Verona il tecnico ha inserito una seconda punta, Kouamé, per tenere impegnata la difesa ospite e ha chiuso con due terzini come ali, Kayode e Parisi, per gestire il finale.
Unito all’aspetto tattico Palladino ha vinto anche nella gestione dello spogliatoio. Il confronto diretto, da uomo a uomo, avuto con Sottil per chiedere all’esterno una svolta è solo l’ultima istantanea di un tecnico che non ha paura di usare bastone e carota e che ha riscritto le gerarchie di un gruppo cristallizzato da tre anni. Biraghi e Terracciano, due leader del ciclo Italiano e mai in discussione nelle scorse stagioni, trattati come gli altri, Ranieri promosso capitano per attaccamento e legame con la società, Comuzzo lanciato titolare, Gosens arretrato di qualche metro per il bene della squadra. E, anche laddove c’è stato scontro internamente, fuori, pubblicamente, Palladino ha sempre protetto tutti: Amo tutti i miei giocatori, Non esistono titolari o riserve. Da sottolineare il lavoro in estate sulla parte atletica che ora, finalmente, sta dando i frutti sperati.
La squadra è stata fatta per lui a sua immagine e somiglianza, condividendo con la società ogni acquisto fatto. Tutto ciò conferisce ancora più centralità all’ex tecnico del Monza che oggi, con umiltà e voglia di fare, sta portando questa Fiorentina, vogliosa di vittorie, molto lontano. Lo riporta La Repubblica.
Gazzetta svela: “Biraghi è scontento, si deve accontentare di giocare in Conference League”