La Fiorentina farà di tutto affinché i cantieri al Franchi non partano a marzo. Perché? La strategia ha due motivi ben precisi, uno economico e uno politico. Da un punto di vista contabile la stima che ha fatto la società è di una perdita precisa di risorse, presente sia nel caso in cui Commisso decida di investire sia nel caso in cui la società viola resti fuori dalla partita Franchi. Sul primo punto la Fiorentina è consapevole che non basterebbero 55 milioni per completare il progetto Arup: Barone lo aveva già detto che servirebbero ulteriori 50 milioni per arredi e allestimenti. Investire sul Franchi significherebbe quindi per i viola mettere almeno 105 milioni, pur avendo comunque dei vantaggi come la gestione delle aree commerciali e una lunga concessione (ipotesi però in questo momento lontana): il sindaco Nardella insiste per questa soluzione ma nei contatti avvenuti negli scorsi giorni con il direttore generale Joe Barone non ha avuto un sì.
Anche restare fuori dall’operazione Franchi avrebbe però un costo alto, ha calcolato la Fiorentina: due anni e mezzo al Padovani o in altre sedi porteranno per la società 50 milioni di euro tra perdite (meno ricavi da stadio, botteghino e anche diritti televisivi) e spese extra per le partite fuori. Quindi: se la Fiorentina entra nell’operazione Franchi avrebbe 150 milioni tra spese e perdite. Se non ci entra e il Franchi va avanti ci perderebbe 50 milioni. Questo è il conto che spinge i viola a “boicottare” il Franchi nella versione Nardella. Lo scrive Repubblica.
LEGGI ANCHE, PEDULLÀ SU BREKALO
Pedullà rivela: “L’Hajduk Spalato piomba su Brekalo, la Fiorentina tratta la cessione dell’esterno”