Nessun dramma. La sconfitta in Conference League, sul campo dell’Apoel, non ha complicato il cammino europeo della Fiorentina. Il girone è lungo, altre tre gare da affrontare con serenità e consapevolezza che molto, se non tutto, sia nelle mani di Palladino e dei suoi giocatori. Il primo inciampo da due mesi a questa parte però, quello che ha spezzato la serie di nove risultati utili consecutivi, può far riflettere il tecnico su alcuni punti chiave all’interno del suo gruppo e nel percorso della sua squadra. Se c’è un aspetto da approfondire dopo la sconfitta di Nicosia, riguarda la rotazione profonda attuata da Palladino in campo europeo.
Occasione non colta dalle cosiddette seconde linee? Possibile. Ma non è facile quando si stravolge una formazione titolare (dieci su undici i volti nuovi rispetto a Torino) alla quale si chiede stessa concentrazione e stesso ritmo dei titolarissimi.
Qualche elemento pare non essere più convinto e coinvolto come un tempo. Finito ai margini e forse in attesa della prossima finestra di mercato per valutare cosa fare del proprio futuro. Come Biraghi, capitano fino a due mesi fa. La fascia adesso è sul braccio di Ranieri, perno della difesa insieme a Comuzzo che ha saputo salire le gerarchie a scapito di Quarta. Ovvero il vice capitano designato a inizio stagione. Situazioni delicate, vista anche la posizione di due leader, da valutare per gestire al meglio l’umore e il sentimento di un gruppo che pare viaggiare a due velocità.
Non solo in difesa, con Kayode e Parisi che faticano a trovare il giusto smalto con così poco impiego e con l’ex Empoli provato da Palladino come alto a sinistra. Anche in fase offensiva non esiste un sostituto di Kean. Non lo è certo Kouame, anche se prova a darsi da fare come può. Segnali di speranza invece da Ikone, che in Conference ha trovato tre gol nelle ultime due apparizioni. E forse anche da Sottil che contro Genoa e Torino ha abbinato alcuni difetti alla ricerca della chiave giusta per accendersi, specie nell’uno contro uno. Lo scrive Repubblica.
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