di Flavio Ognissanti
Questa mattina il presidente dell’Udinese Giampaolo Pozzo ha parlato dell’ultima partita di campionato tra la sua squadra e la Fiorentina. Una partita che tra rinvii e decisioni vere o presunte, ha subito, come tutte le partite in programma in quella giornata di campionato, molti spostamenti e cambi improvvisi di decisioni. Ricordiamo che la Fiorentina tutta si è recata ben due volte in Friuli per giocare quella partita.
La prima volta la truppa viola fu costretta a tornare indietro a Firenze dato che la gara fu spostata solo a poche ore dal suo inizio. Poi, successivamente la Fiorentina tornò a Udine qualche giorno dopo per giocare la partita contro la squadra bianconera, terminata 0-0.
Ebbene, nel trambusto di quelle ore, con la squadra gigliata che faceva avanti e indietro dal Friuli, proprio l’Udinese spinse per giocare addirittura a porte aperte il lunedì successivo. Una richiesta poi bocciata per evidenti motivi.
Ecco, oggi che il numero uno della società Udinese quasi dà la colpa alla Fiorentina per la quarantena dei suoi tesserati, colpevole di aver portare il virus nella sua squadra e ad Udine, queste parole risuonano molto male proprio in virtù della posizione del club friulano su quella partita.
Di certo non è stata colpa dell’Udinese se quella partita è stata spostata a poche ore dal suo inizio costringendo la Fiorentina non solo a tornarsene a casa ma anche alla spesa inutile di una trasferta che è costata alle casse gigliate quasi 60 mila euro. Però non bisogna dimenticare che, se fosse dipeso dalla società di Pozzo, quella partita si sarebbe giocata addirittura a porte aperte il lunedi per non incorrere nel danno economico: mancato acquisto dei biglietti ed ipotetico rimborso agli abbonati. Era quello il pensiero dell’Udinese su quella partita. Se si fosse fatto quanto voluto da Pozzo, il danno sarebbe stato molto più ggrave quanto poi si è rivelato. Altro che denuncia alla Fiorentina da parte del numero uno bianconero.
Pozzo: “Il problema è nato da Udinese-Fiorentina: i viola quando sono arrivati erano già contagiati”