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Labaro viola: il mondo viola minuto per minuto
“Pareggiare molte partite è normale per una squadra che punta al pareggio di bilancio”
Rassegna Stampa

“Pareggiare molte partite è normale per una squadra che punta al pareggio di bilancio”

Redazione

5 Aprile · 13:09

Aggiornamento: 5 Aprile 2019 · 13:09

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Questo l’editoriale che Ernesto Poesio, noto giornalista esperto di Fiorentina, ha scritto sul Corriere Fiorentino:

 

“Se fossimo in una bella storia di avventura e la X fosse il punto dove scavare per trovare un esoro (Indiana Jones docet), la Fiorentina si sarebbe arricchita così tanto da potersi probabilmente permettere di ammiccare a Cristiano Ronaldo. Ma dai campi di calcio di tutta Italia i viola, più che sonanti dobloni d’oro, hanno estratto solo tanti quesiti a cui dover dare il prima possibile una risposta per cercare di evitare un altro campionato così. Quello che la classifica della Fiorentina e soprattutto il dato riferito ai pareggi racconta al meglio. Quindici X sulla schedina della stagione. La faccenda va presa sul serio perché storica, visto che solo una volta, nel lontano ’70-’71, ne arrivarono di più (19) e non fu certo un’esperienza da ricordare, con la salvezza arrivata solo grazia a una provvidenziale differenza reti. La squadra di Pioli dunque occupa una posizione di tutto rispetto: è seconda (ma c’è tempo per “migliorare”) a pari merito con quelle del ’90-’91, del ’96-’97 e del 2004-‘5, l’anno dei “cattivi pensieri” di Zoff. Tutte le stagioni che sarebbero finire presto e volentieri nel dimenticatoio se non fossero entrate negli almanacchi grazie a due grandi gesti di due campioni irripetibili: nel ’90-’91 Baggio che raccoglie la sciarpa e fa piangere uno stadio, il Franchi, nel ’96-’97 Batistuta che, invece, un altro stadio, il Camp Non lo ammutolisce.

 

Se ci fosse una classifica del grigiore, questa Fiorentina avrebbe buone chance di guardare tutti dall’alto verso il basso. Un paradosso, pensando alle intenzioni della società, che avrebbe voluto rendere “frizzanti” le domeniche al Franchi puntando tutto sulla gioventù anagrafica. Ma Corvino e Pioli non avevano fatto i conti con la “pareggite”. Un virus che, a pensarci bene, non suona casuale nella società per eccellenza del pareggio di bilancio. Già, non c’è risultato che descriva meglio l’attuale situazione viola. Il pareggio apre le porte a una sorte di limbo sportivo, non avere né vincitori né vinti alla fine dell’agone è un modo per lasciare le cose come prima, non genera entusiasmi  e nemmeno scossoni, non determina chi davvero sia il più forte. Certo, qualche volta è fisiologico, in alcuni casi è perfino sospirato. Ma se diventa la norma, finisce per generare frustrazioni oltre a un’apatia difficile da contrastare. Eppure c’è chi può accoglierlo come provvidenziale. Perché la X è anche il bicchiere mezzo pieno (che di solito vedono protagonisti e società). E’ il risultato più malleabile, il più gattopardesco di tutti, perfetto per una società alla prese con tanti dubbi sul proprio futuro. Regala tempo a chi sbaglia e anestetizza le critiche. Solo che alla fine fa lo stesso effetto anche alle ambizioni. Furono da “pareggio sportivo” le dichiarazioni di Pioli a inizio febbraio in cui affermava di “puntare sulla coppa” quasi dando già per persa la corsa per l’Europa. Ed è da “pareggio tattico” la disposizione prevalente della squadra, quasi sempre in carta carbone rispetto agli avversari. La Fiorentina, insomma, dovrebbe chiedersi come mail il pareggio è diventato il suo modus vivendi, in campo e fuori. E una volta scoperto correre ai ripari perché in coppa, per salvare la stagione, servono solo due vittorie. Un po’ come tornare al cambio manuale dopo aver guidato mesi con la retromarcia automatica. Ci riuscirà il pilota Pioli?”

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