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Oltre agli errori gravi di Benassi emerge il mal di trasferta. Due gol fatti, e un solo punto fatto
Rassegna Stampa

Oltre agli errori gravi di Benassi emerge il mal di trasferta. Due gol fatti, e un solo punto fatto

Redazione

8 Ottobre · 12:46

Aggiornamento: 8 Ottobre 2018 · 12:49

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Sta diventando una (spiacevole) abitudine. E se è vero che tre indizi fanno una prova, allora inizia ad esserci abbastanza materiale per arrivare a sentenza. La Fiorentina, in trasferta, non va.O meglio.

Non fa punti. Uno, per la precisione, sui dodici a disposizione.

Un pareggio e tre sconfitte. Non solo. Due soli gol fatti, e cinque (sui sei totali) subiti. Poco. Troppo poco. E non consola il fatto che anche questo 1-0 con la Lazio abbia il sapore (amarissimo) del rimpianto. L’ennesimo stop (appunto il terzo su quattro gare fuori casa) arrivato al termine di una sfida che, all’interno dei novanta minuti, ha raccontato anche di una squadra che a tratti ha saputo imporre la propria personalità. Segnali positivi (dei difetti diremo tra poco) che prima o poi si trasformeranno in risultati ma che, per ora, non bastano.

Basta guardare la classifica. Dal terzo posto ai margini della zona che vale l’Europa nel giro di un amen. Ecco perché questi punti pesano. E tanto. La sensazione, del resto, si fa sempre più forte. Mai come quest’anno saranno decisivi gli scontri diretti perché, con le «piccole», vincono tutti. O quasi. E qua veniamo ai difetti. Errori chiari, evidenti. Fastidiosi, perché ripetuti. Ormai, le gare della Fiorentina contro le grandi (Napoli, Inter, Lazio, ma potremmo aggiungerci anche lo scontro diretto pareggiato a Marassi con la Samp) potreste raccontarle prima ancora di averle viste. E non è detto che sia un buon segno. La squadra gioca senza paura, riesce spesso ad imporre se stessa ma, puntualmente, si fa male da sola. Basta ripensare a quanto accaduto all’Olimpico, e agli episodi che hanno deciso il risultato. Al 27’ Benassi si è ritrovato tra i piedi un regalo  ma non l’ha sfruttato.

E nel calcio si sa, a gol sbagliato molto spesso segue gol subito. Soprattutto contro avversari di questo livello. E infatti, puntuale, dieci minuti dopo ecco la rete di Immobile. Un calcio piazzato sul quale la difesa ha dormito, permettendo al bomber di Inzaghi di rompere la maledizione. Mai, fino a ieri, era riuscito a segnare alla Fiorentina in Serie A. È stato, quello, l’unico vero errore. Una sola, grande, distrazione collettiva (male Benassi, goffo Lafont) ma fatale.

Com’era successo al San Paolo, a Marassi e (al netto degli orrori dell’arbitro) a San Siro. Ecco perché vien da pensare che il problema non siano tanto le trasferte ma, più probabilmente, gli avversari affrontati. Perché in fondo l’atteggiamento è comunque incoraggiante. Anche lontano dal Franchi. Solo che contro Chievo, Spal, Udinese e Atalanta gli errori sono recuperabili. Contro Insigne, Icardi e Immobile no. Il primo che sbaglia perde la partita e se in campo ci sono tanti giovani, l’errore, anche quello più banale, è dietro l’angolo. E non è bastato che Pioli, anche ieri, abbia puntato sui «titolarissimi».

La solita difesa, il centrocampo con Benassi, Veretout (altra prova più che convincente) e Gerson e il tridente con Chiesa, Simeone e Pjaca. Inzaghi, invece, ha deciso di cambiare. Non 3-5-1-1 ma 3- 5-2 puro, con Caicedo al fianco di Immobile. Ne è venuta fuori una partita tosta. Maschia. Pochi spazi, ritmo alto, un sacco di botte, pochissime (vere) occasioni e un paio di episodi dubbi.

Uno, in particolare. Quel contatto tra Acerbi e il Cholito in area della Lazio che, secondo i viola, valeva almeno la pena di prendersi qualche secondo per controllare al Var. E invece no. Un altro episodio di questa stagione strana per gli arbitri. Si viaggiava, comunque, in bilico su un equilibrio sottilissimo che soltanto un episodio poteva rompere. E così è stato. Meglio la Fiorentina, su 70 metri di campo.

Più squadra, rispetto alla Lazio. Peccato ne restassero quaranta. Gli ultimi. Venti da una parte, e venti dall’altra. È lì, nei pressi o dentro alle aree di rigore, che si determina. Quando devi concludere e quando, al contrario, devi difenderti. Dettagli che, nella lunga volata per l’Europa League, peseranno (e stanno pesando) come macigni. Ora la sosta. Due settimane per ricaricare le pile e riflettere sugli errori senza, va da se, buttar via quanto di buono visto fino ad oggi. Partita di ieri compresa. Alla ripresa c’è il Cagliari. Si giocherà al Franchi. Lì, i viola, hanno sempre vinto. Per volare in alto però, serve qualcosa in più. Anche in trasferta.

Corriere fiorentino

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