Modulo che vai, sacrificato che trovi. Antico adagio un po’ rivisto nella sostanza, ma che spiega bene il concetto. Ricordate la difesa a quattro? Ha dato i suoi frutti, ha partecipato attivamente al famoso filotto di vittorie consecutive, ma depotenziava senz’altro alcuni giocatori. In primis Robin Gosens, relegato terzino senza poter sprigionare tutti i cavalli a disposizione. Anche Dodo era più guardingo. Certo, spendeva meno dal punto di vista fisico, ma si divertiva poco in relazione alle giocate che puà tentare adesso e ai potenziali assist per Kean che valgono una vacanza pagata.
Per chi ha ritrovato la posizione congeniale c’è qualcun altro che si è visto scavalcare nelle gerarchie. Premessa: nessun caso e nessun allarme. Ma oggi Pablo Marì lì al centro della difesa a tre pare davvero a proprio agio. Professore del ruolo, si vede che ha mestiere. Contro la Juventus il 100% dei duelli vinti. Non poco. Di contro Pietro Comuzzo è scivolato in panchina. Palladino conta moltissimo sul suo ‘soldato’ («gioca ovunque, da terzo e da centrale») tanto che se non gioca dal primo minuto entra in corso d’opera come accaduto contro Lazio, Genoa, Lecce e Juventus. Insomma, farne a meno è difficile, ma adesso è meno intoccabile. ‘Colpa’, dicevamo, del sistema di gioco. Evidentemente fondamentale nella linea a quattro, la virata tattica lo ha un po’ penalizzato. Complice il recupero (finalmente) di Pongracic su buonissimi livelli.
Pietro (ieri sera in tribuna con la Nazionale) resta un patrimonio tecnico enorme per la Fiorentina. Le trattative di mercato invernale non le ha scordate nessuno. Il no di Commisso ai 30 milioni del Napoli neanche. La certezza è che qualcuno riproverà a strapparlo alla Fiorentina nei prossimi mesi. Una presenza in più o in meno, da questo punto di vista, cambierà poco. Il valore che la Fiorentina dà a Comuzzo è chiarissimo: 40 milioni. Ieri da Napoli sono tornate a serpeggiare le voci che vorrebbero la Juventus in forte pressing sul giocatore e che addirittura la trattativa invernale con il Napoli sia saltata proprio perché Pietro sarebbe promesso sposo bianconero. Presto per pensarci. Ma questi due mesi che restano alla fine della stagione saranno importanti anche per lui. Se in campionato qualche partita potrà iniziarla dalla panchina, in Conference il titolare è lui. Lo scrive La Nazione.