E così… dopo Mario Fantechi, Valter Tanturli e Mario Ciuffi, se n’è andato anche Rigoletto Fantappie’. Un poker servito (che nessuno vada a “vedere”, perdereste di sicuro…) sul tavolo verde del perfetto tifoso viola. Non se ne offendano gli altri, presidenti, consiglieri, attivisti dell’ACCVC piuttosto che dell’ATF: i quattro personaggi di cui sopra sono e resteranno l’anima di chi ha eletto la Fiorentina come madre, moglie, compagna della propria vita. A prescindere da proprietà, dirigenti, calciatori… A prescindere da ogni risultato.
Ieri, più o meno verso le 18 e 30, se n’è andato Rigoletto Fantappiè: più volte presidente del Centro di Coordinamento, più volte consigliere dell’AC Fiorentina, mirabile traghettatore da Pontello a Cecchi Gori (Mario Cecchi Gori), da Vittorio alla famiglia Della Valle. Rigoletto Fantappiè ha fatto ciò che dovrebbero fare tutti i tifosi viola: non contestare, agire in silenzio e cercare un’alternativa. Se possibile credibile. I Pontello non hanno più voglia e vogliono vendere? Rigoletto, amico di vecchia data di Mario Cecchi Gori, mette in contatto Ranieri con Mario. Ed il gioco è fatto. Roberto Baggio? Quella è un’altra storia… La Fiorentina di Vittorio è sull’orlo del fallimento? Rigoletto indica il nome del notaio Cavallina e di Sandro Mencucci, e la Fiorentina è salva. Quantomeno è salvo il titolo sportivo e si può iscrivere alla C2. E tutto per merito di Rigoletto Fantappiè. Non sappiamo se oggi ci sia un emulo, una copia, una riproduzione di Rigoletto all’interno della curva viola. Sappiamo solo che le contestazioni fini a se stesse non risolvono il problema. I malumori, i cori, gli striscioni contro, non risolvono il problema. Cari tifosi della Curva, fate come Rigoletto: agite in silenzio e cercate un nuovo proprietario. Così si aiuta la Fiorentina. Così si vuole bene alla Fiorentina.
Di seguito riproponiamo una delle ultime interviste a Rigoletto Fantappiè, di Stefano Borgi, effettuata nel 2011 per i 90 anni di Rigoletto. Leggetela e riflettete: in poche righe c’è la storia di un vero tifoso viola.
“Festeggerà nella sua casa di Osteria Nuova, sopra Bagno a Ripoli (“dove sono nato, vissuto e cresciuto” dice con orgoglio), magari stringendo tra le mani la maglia viola col numero 90, regalo della Fiorentina. Rigoletto Fantappiè compie 90 anni (auguri!) e la Fiorentina se l’è inventata, portata avanti, l’ha tenuta in vita… “Ho visto la mia prima partita nel 1926, a 5 anni, si perse 2-1 contro Le Signe. Mi misi a piangere. Allo stadio andai con mio padre Dario (appassionato di lirica, da qui il nome Rigoletto) sul calesse di mio zio Nanni… altri tempi. Sono stato amico di tutti i presidenti viola: dal fondatore, il marchese Ridolfi, a Befani e Baglini presidenti dei due scudetti, a Cecchi Gori (Mario, ci tiene a precisarlo ndr.) fino a Della Valle. La Fiorentina è una parte di me, e posso dire di aver contribuito a renderla grande”.
Si spieghi meglio…
“Grazie al posto che avevo alla Vallecchi conobbi Ridolfi che, addirittura, mi pagava le trasferte come tifoso. Poi nel 1939 fondai i “soci della Fiorentina” con sede in via dei Saponai, e nel 1965 divenni segretario del neonato Centro di Coordinamento Viola Club con Mario Fantechi presidente. Negli anni ’90 entrai nel consiglio d’amministrazione della Fiorentina insieme a Montanelli”.
Ci racconti il “caso Baggio”…
“Era il maggio del 1990 e con Roberto andammo a Roma da Mario Cecchi Gori. Conoscevo Mario fin da bambino, fui io a metterlo in contatto con Pontello quando comprò la Fiorentina. Cercammo in tutti i modi di trattenere Baggio a Firenze, ma i Pontello ed il suo procuratore Caliendo lo avevano già ceduto alla Juventus. Lui non se la sentì di rifiutare, anche perchè rischiava di non giocare i mondiali di Italia ’90”.
E la storia con Della Valle?
“Quando ci fu il fallimento mi chiesero di suggerire dei nomi che facessero ripartire la Fiorentina. Io, al tempo, qualche conoscenza ce l’avevo e consigliai il notaio Cavallina e Sandro Mencucci. Da lì è partito tutto, posso dire di aver dato una mano alla nascita della nuova Fiorentina”.
Quanti ricordi…
“La partita che mi è rimasta più impressa è la finale di coppa Campioni persa a Madrid nel 1957. Io c’ero e non dovevamo perdere. Poi la sconfitta con la Juve del ’94 quando fummo rimontati da 2-0 a 2-3. Ero in tribuna con Antognoni e Cinquini, nel viaggio di ritorno non facemmo una parola. Poi ovviamente i due scudetti e quella volta che, dopo il trionfo del 1956, con Mario Fantechi salimmo sulla Torre di Arnolfo e issammo il bandierone viola”.
I 5 giocatori a cui è più affezionato?
“Vediamo… Antognoni innanzitutto, per me è come un figlio. Secondo Baggio, terzo Batistuta. Poi Dunga e Julinho. A tutti ho voluto un gran bene”.
La Fiorentina di oggi…
“Vado ancora allo stadio. I Della Valle non mi fanno mai mancare un biglietto in tribuna, e l’ultima partita che ho visto è stata Fiorentina-Lazio. Però vede… non è più la mia Fiorentina. Lo stadio vuoto, le contestazioni… Oggi, facendo un miracolo, si può arrivare in coppa Uefa (Rigoletto la chiama ancora così… ndr). Dei giocatori mi piacciono Jovetic e Behrami, anche se avrei voluto un allenatore con più esperienza”.
Rigoletto, quando lo vinciamo il terzo scudetto?
“Con il calcio di oggi… mai! E non per colpa di Della Valle.”
Caro Rigo, quanto avevi ragione…