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L’ESEMPIO DI RIGOLETTO, IL PERFETTO TIFOSO VIOLA. LA SUA ULTIMA INTERVISTA… DI STEFANO BORGI.
Editoriali

L’ESEMPIO DI RIGOLETTO, IL PERFETTO TIFOSO VIOLA. LA SUA ULTIMA INTERVISTA… DI STEFANO BORGI.

Stefano Borgi

20 Dicembre · 00:56

Aggiornamento: 20 Dicembre 2018 · 01:01

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E così… dopo Mario Fantechi, Valter Tanturli e Mario Ciuffi, se n’è andato anche Rigoletto Fantappie’. Un poker servito (che nessuno vada a “vedere”, perdereste di sicuro…) sul tavolo verde del perfetto tifoso viola. Non se ne offendano gli altri, presidenti, consiglieri, attivisti dell’ACCVC piuttosto che dell’ATF: i  quattro personaggi di cui sopra sono e resteranno l’anima di chi ha eletto la Fiorentina come madre, moglie, compagna della propria vita. A prescindere da proprietà, dirigenti, calciatori… A prescindere da ogni risultato.

Ieri, più o meno verso le 18 e 30, se n’è andato Rigoletto Fantappiè: più volte presidente del Centro di Coordinamento, più volte consigliere dell’AC Fiorentina, mirabile traghettatore da Pontello a Cecchi Gori (Mario Cecchi Gori), da Vittorio alla famiglia Della Valle. Rigoletto Fantappiè ha fatto ciò che dovrebbero fare tutti i tifosi viola: non contestare, agire in silenzio e cercare un’alternativa. Se possibile credibile. I Pontello non hanno più voglia e vogliono vendere? Rigoletto, amico di vecchia data di Mario Cecchi Gori, mette in contatto Ranieri con Mario. Ed il gioco è fatto. Roberto Baggio? Quella è un’altra storia… La Fiorentina di Vittorio è sull’orlo del fallimento? Rigoletto indica il nome del notaio Cavallina e di Sandro Mencucci, e la Fiorentina è salva. Quantomeno è salvo il titolo sportivo e si può iscrivere alla C2. E tutto per merito di Rigoletto Fantappiè. Non sappiamo se oggi ci sia un emulo, una copia, una riproduzione di Rigoletto all’interno della curva viola. Sappiamo solo che le contestazioni fini a se stesse non risolvono il problema. I malumori, i cori, gli striscioni contro, non risolvono il problema. Cari tifosi della Curva, fate come Rigoletto: agite in silenzio e cercate un nuovo proprietario. Così si aiuta la Fiorentina. Così si vuole bene alla Fiorentina.

Di seguito riproponiamo una delle ultime interviste a Rigoletto Fantappiè, di Stefano Borgi, effettuata nel 2011 per i 90 anni di Rigoletto. Leggetela e riflettete: in poche righe c’è la storia di un vero tifoso viola.

Festeggerà nella sua casa di Osteria Nuova, sopra Bagno a Ripoli (“dove sono nato, vissuto e cresciuto” dice con orgoglio), magari stringendo tra le mani la maglia viola col numero 90, regalo della Fiorentina. Rigoletto Fantappiè compie 90 anni (auguri!) e la Fiorentina se l’è inventata, portata avanti, l’ha tenuta in vita… “Ho visto la mia prima partita nel 1926, a 5 anni, si perse 2-1 contro Le Signe. Mi misi a piangere. Allo stadio andai con mio padre Dario (appassionato di lirica, da qui il nome Rigoletto) sul calesse di mio zio Nanni… altri tempi. Sono stato amico di tutti i presidenti viola: dal fondatore, il marchese Ridolfi, a Befani e Baglini presidenti dei due scudetti, a Cecchi Gori (Mario, ci tiene a precisarlo ndr.) fino a Della Valle. La Fiorentina è una parte di me, e posso dire di aver contribuito a renderla grande”.

Si spieghi meglio…

Grazie al posto che avevo alla Vallecchi conobbi Ridolfi che, addirittura, mi pagava le trasferte come tifoso. Poi nel 1939 fondai i “soci della Fiorentina” con sede in via dei Saponai, e nel 1965 divenni segretario del neonato Centro di Coordinamento Viola Club con Mario Fantechi presidente. Negli anni ’90 entrai nel consiglio d’amministrazione della Fiorentina insieme a Montanelli”.

Ci racconti il “caso Baggio”…

Era il maggio del 1990 e con Roberto andammo a Roma da Mario Cecchi Gori. Conoscevo Mario fin da bambino, fui io a metterlo in contatto con Pontello quando comprò la Fiorentina. Cercammo in tutti i modi di trattenere Baggio a Firenze, ma i Pontello ed il suo procuratore Caliendo lo avevano già ceduto alla Juventus. Lui non se la sentì di rifiutare, anche perchè rischiava di non giocare i mondiali di Italia ’90”.

E la storia con Della Valle?

Quando ci fu il fallimento mi chiesero di suggerire dei nomi che facessero ripartire la Fiorentina. Io, al tempo, qualche conoscenza ce l’avevo e consigliai il notaio Cavallina e Sandro Mencucci. Da lì è partito tutto, posso dire di aver dato una mano alla nascita della nuova Fiorentina”.

Quanti ricordi…

La partita che mi è rimasta più impressa è la finale di coppa Campioni persa a Madrid nel 1957. Io c’ero e non dovevamo perdere. Poi la sconfitta con la Juve del ’94 quando fummo rimontati da 2-0 a 2-3. Ero in tribuna con Antognoni e Cinquini, nel viaggio di ritorno non facemmo una parola. Poi ovviamente i due scudetti e quella volta che, dopo il trionfo del 1956, con Mario Fantechi salimmo sulla Torre di Arnolfo e issammo il bandierone viola”.

I 5 giocatori a cui è più affezionato?

Vediamo… Antognoni innanzitutto, per me è come un figlio. Secondo Baggio, terzo Batistuta. Poi Dunga e Julinho. A tutti ho voluto un gran bene”.

La Fiorentina di oggi…

Vado ancora allo stadio. I Della Valle non mi fanno mai mancare un biglietto in tribuna, e l’ultima partita che ho visto è stata Fiorentina-Lazio. Però vede… non è più la mia Fiorentina. Lo stadio vuoto, le contestazioni… Oggi, facendo un miracolo, si può arrivare in coppa Uefa (Rigoletto la chiama ancora così… ndr). Dei giocatori mi piacciono Jovetic e Behrami, anche se avrei voluto un allenatore con più esperienza”.

Rigoletto, quando lo vinciamo il terzo scudetto?

Con il calcio di oggi… mai! E non per colpa di Della Valle.”

Caro Rigo, quanto avevi ragione…

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