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LE PARTITE SI PERDONO A CENTROCAMPO… E IN PANCHINA. L’EDITORIALE DI STEFANO BORGI
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LE PARTITE SI PERDONO A CENTROCAMPO… E IN PANCHINA. L’EDITORIALE DI STEFANO BORGI

Stefano Borgi

19 Aprile · 08:54

Aggiornamento: 19 Aprile 2018 · 16:03

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Due premesse, doverose:

1) La Lazio è più forte. Lo dice la storia recente, lo dice la classifica, lo dice la rosa a disposizione di Simone Inzaghi.

2) Nel calcio si vince e si perde in 11, anzi in 12. A volte, con arbitro ed allenatore, addirittura in 13. E non serve cercare a tutti i costi il colpevole. Si è perso, punto!

Però, sempre nel calcio vigono due leggi non scritte: “Squadra che vince non si cambia”, è la prima. “Le partite si vincono a centrocampo” è la seconda. Da qui il nostro titolo, rivisto e corretto. Esiste poi una terza regola, un po’ più datata, ma dopo stasera attuale, attualissima: “Datemi un portiere che pari, un centravanti che segni e…” Lo sosteneva il “paron”, Nereo Rocco, magari aggiungendo: “E con questi vi solleverò il mondo”. Ecco… la Fiorentina, contro la Lazio, non ha avuto niente di tutto questo. Non ha avuto la squadra vincente, perchè Pioli ha stravolto modulo e uomini. Non ha avuto il centrocampo, schierato a due nel mezzo, lasciato in costante inferiorità numerica (fuori Benassi dentro Gil Dias, bah…) Non ha avuto un portiere (anzi, ne ha avuti due, entrambi scarsi) e non ha avuto un centravanti. A proposito, il tema Simeone andrà affrontato seriamente a fine campionato.

Più seriamente di quanto si potesse pensare… In fondo a tutto questo, Stefano Pioli. Difficile capire le scelte del tecnico emiliano: l’assenza di Badelj è pesante, pesantissima. Poche riserve all’altezza dei titolari è un alibi (e nessuno glielo toglie). L’arbitraggio schizofrenico, dittatorio e malato di protagonismo, di certo non ha aiutato. Però… che la forza della Lazio fosse a metà campo, si sapeva.

Che ci volesse un palleggiatore per far ripartire l’azione, si sapeva. Che Gil Dias non fosse un calciatore “da Fiorentina”… si sapeva. E ultimamente sembrava averlo compreso anche Pioli. Allora perchè stravolgere un impianto di gioco consumato, funzionale, consolidato, che allo stesso tempo dava equilibrio all’attacco e protezione alla difesa? Che aveva permesso di subire due soli gol in otto partite? Che aveva fatto recuperare punti su punti a Milan, Sampdoria ed Atalanta? Che aveva conferito sicurezza ed autostima ad un gruppo lacerato, scosso, provato da circostanze più grandi di lui? Quesiti, magari banali, ma che non avranno una spiegazione. O meglio, qualcuno ha ipotizzato… “Con la Lazio diamola per persa, puntiamo tutto sul Sassuolo”.

Può darsi, ma chi può dirlo? E allora ci viene in mente una quarta regola non scritta: “La partita più importante è sempre la prossima. Guai a pensare oltre…” E invece, siamo qua a piangere sul risultato versato. Certo, non è tutto da buttare: Jordan Veretout, arrivato tra la diffidenza generale, oggi vale minimo 40 milioni. Federico Chiesa ha confermato, una volta di più, di saper spaccare le partite. Forse basterebbe una punta decente con cui dialogare. Bryan Dabo ha poco a che fare col calcio giocato, però sa stare in partita, fisicamente è insuperabile, insomma come dicono quelli bravi… è funzionale al progetto. L’Europa, infine, è tutta da giocare. Guai a perdere di vista l’obiettivo, mancano ancora cinque partite, tutto può ancora accadere.

La chiusura, non ce ne voglia, è ancora su Stefano Pioli. Al netto di doti umane innegabili, inconfutabili, di capacità gestionali incontrovertibili… Simone Inzaghi inserisce Felipe Anderson e cambia la partita (in meglio). Pioli effettua il primo cambio al 70′ (che, se possibile, peggiora la situazione) e tiene in campo Gil Dias per 78′. Lasciando la squadra in dieci (anzi, in nove…) in balia degli avversari. Gil Dias (bravo ragazzo, non ce ne voglia il portoghese) ha come procuratore Jorge Mendes. E’ in prestito biennale con diritto di riscatto a 20 milioni di euro. Tradotto: non è di proprietà della Fiorentina, e se uno volesse tenerlo costerebbe una cifra improponibile. E allora: “Cui prodest?” Qualcuno più importante di noi soleva dire: “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. Ecco, senza voler mancare di rispetto a nessuno, l’abbiamo pensato anche noi…

Stefano Borgi

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