Il mondo del calcio é stato travolto da un vero e proprio tornado il cui nome é Super League.
L’aspetto filosofico della questione é forse quello più dibattuto. Finisce quindi il principio di competizione sportiva se, il diritto di partecipazione, avviene perché deciso ad un tavolo, formato da uomini in giacca e cravatta, anziché per meriti sportivi?
La UEFA come prevedibile ha tuonato minacciando società e tesserati coinvolti in tutto questo, di essere esclusi da tutte le competizioni di loro competenza. La soluzione, quindi ad una prima analisi, sembra andare nella direzione di scindere il calcio in 2 tronconi. Uno il calcio dei magnate, l’altro quello delle federazioni.
Sarebbe quasi da riderci sopra se questo non avesse in realtà connotati grotteschi legati più a logiche di profitto, piuttosto che a logiche sportive. La sensazione è che alla fine tra cani non ci si morda mai e che alla fine le due forze in campo possano scendere a patti, proprio sotto le stigmate del profitto.
Facciamo però finta per un momento che questo non avvenga e che si possano creare due microcosmi. Proviamo inoltre ad ipotizzare che li calcio delle federazioni possa sulle ceneri di questo disastro costruire un calcio diverso, un calcio più simile a quello che credono a gran voce la maggioranza dei tifosi.
L’ideale sarebbe quello di riportare il calcio in una dimensione più umana, dove le società si legano ad in territorio, dove l’idealizzazione riconduce al calcio delle radioline, quando gli italiani si collegavano a “tutto il calcio minuto per minuto” sognando di sentire il nome del proprio giocatore del cuore dalla voce gracchiante del cronista di turno.
É questo forse eccessivo? Può essere, ma lo é anche il calcio dei magnate. Quello che ci auguriamo però é che davvero questa bomba possa servire per avvicinare il gioco più bello del mondo alle persone, dove la competizione é più equa e magari perché no, poter vedere la nostra Fiorentina vincere il terzo scudetto della sua storia.
Marzio De Vita
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