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Guerini: “DV stanchi e privi di entusiamo, difficile recuperare il rapporto con la città. Su Babacar…”
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Guerini: “DV stanchi e privi di entusiamo, difficile recuperare il rapporto con la città. Su Babacar…”

Redazione

14 Dicembre · 14:30

Aggiornamento: 14 Dicembre 2017 · 14:30

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Vincenzo Guerini, ex calciatore e club manager della Fiorentina, è intervenuto ai microfoni di TuttoMercatoWeb Radio.

La Fiorentina è in crescita, merito del lavoro di Pioli?

“Indubbiamente, la squadra è partita tra lo scetticismo generale. Nel calcio succede, magari nessuno ti dà credito ma l’allenatore è bravo e riesce a fare bene. La Fiorentina, in questo momento, dà fastidio a tutti e si sta togliendo alcune soddisfazioni. Non era facile superare la Sampdoria che, in questo momento, è la squadra rivelazione del campionato”.

Conosce bene anche Babacar, in campo dal 1′ e ha trovato il gol dopo due minuti. Cosa deve fare per trovare maggiore continuità?

“Lo conosco da quando era bambino, ormai da sei o sette anni. Ha un carattere meraviglioso, forse è un pochino fragile caratterialmente. Va pungolato, spronato, aiutato. Con lui serve usare il bastone e la carota. Ha grosse potenzialità fisiche, discrete potenzialità tecniche. Ha tutte le qualità per essere un ottimo attaccante, ha buon fiuto del gol e vede la porta con facilità. Ogni tanto, però, si addormenta in campo e sparisce. Gli allenatori mal sopportano questo atteggiamento, ma non lo fa di proposito. È la sua natura, può fare il salto di qualità se dovesse riuscire a migliorare sotto questo aspetto”.

E’ stato a stretto contatto con la famiglia Della Valle. Il rapporto con la città di Firenze è recuperabile?

“Per quello che posso capire, credo sia molto difficile. Conosco benissimo l’ambiente fiorentino e abbastanza bene la famiglia Della Valle. Mi pare che ci siano segnali di stanchezza, è venuto meno l’entusiasmo che li ha accompagnati per molti anni. Non so il motivo, forse speravano di vincere qualcosa. Continuo a ripetere che, chi lavora con i Della Valle, fa sempre bene. Sono stato cinque anni lì, pur non avendo vinto nulla mi sono divertito tantissimo. Il calcio offerto è stato di livello. A volte siamo stati sfortunati, come quando prendemmo Gomez e Rossi”.

Gennaio è vicino, manca qualcosa per completare la squadra. Quale ruolo ha bisogno di rinforzi?

“Per inserirsi a livello delle prime in classifica, manca più di un uomo. Per l’Europa League basta questo gruppo, magari leggermente rinforzato. Ma parlo da tifoso, sportivo, ex allenatore. Forse manca un calciatore che prenda per mano la squadra. Un calciatore alla Pizarro, per intenderci, per far crescere tutti i giovani che ci sono intorno”.

Passiamo a Paulo Sousa, finito ad allenare il Tianjin Quanjian in Cina.

“Quando si presentano contratti di questo genere, anche le belle parole e la moralità vengono meno. Poi di fronte il dio denaro si rinuncia a quanto promesso. Ho avuto un brutto rapporto con lui. Anzi, non ho avuto rapporti e non ho mai capito il perché. Ormai è acqua passata. Nel primo anno ha fatto vedere un buon calcio, soprattutto nel girone di andata, poi è crollato aggrappandosi agli specchi. Ho vissuto un anno lì, meglio che non dica quello che sentivo da alcuni calciatori presenti nella rosa sul suo comportamento. Ma è acqua passata. Dico che tutti sono bravi a parlare bene, poi quando si presentano contratti milionari si accetta anche di allenare in Cina”.

Passiamo a Montella, esonerato dal Milan. Cosa ne pensa?

“E’ sempre difficile capire il perché, dall’esterno dico che sono stati commessi errori clamorosi. La squadra aveva fatto bene l’anno scorso, non andava rivoluzionata. Poi sono sopravvalutati alcuni calciatori, sono stati spesi tanti soldi per elementi non di primissimo valore. I mass media hanno creato grosse aspettative, non capivo quest’attesa visto il valore che davo alla squadra. Sono stati commessi errori anche dal punto di vista psicologico. Quando quest’anno ho visto Montella col papà di Donnarumma, mi sono cadute le braccia. Alla Juve una cosa simile non sarebbe mai successa. È passato il messaggio di essere andato a casa di un diciottenne per convincerlo a restare. Io avrei detto: ‘Portami i soldi e vai via subito’. Non serve avere una grande società, credo che non ci sia bisogno di fare queste cose. Quando prendi Bonucci, una bandiera della Juventus, e lo nomini capitano del Milan non è mai facile perché i bianconeri sono da sempre rivali dei rossoneri. In quel caso, mi sarebbe piaciuto conoscere il pensiero degli altri calciatori del Milan”.

Quanta fiducia ha del recupero di Rossi?

“Pepito è stato un calciatore che ho conosciuto molto bene, un ragazzo fenomenale con un cuore d’oro. È facile augurargli di tornare forte come prima, in 40 anni di calcio ho visto poche persone sognare e vivere per il calcio come fa lui. Però non aspettiamoci grandi cose perché ha vissuto problemi uno dietro l’altro, gravissimi. Tra l’altro fa un tipo di calcio che mette sotto pressione le articolazioni. Certamente, però, in Italia basterebbe Rossi al 60-70% per fare la differenza”.

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